“La scienza è amica della fede”: così i vescovi inglesi per il bicentenario di Darwin
“La scienza è amica, piuttosto che nemica, della fede. La teoria dell’evoluzione ci
spiega come, ma non perché, noi siamo al mondo”: si intitola così la riflessione del
presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, cardinale Cormac Murphy-O’Connor,
diffusa in occasione del bicentenario della nascita di Charles Darwin, che ricorre
oggi. Il documento è stato pubblicato lunedì scorso sul quotidiano ‘The Times’. “La
teoria dell’evoluzione di Darwin, una delle più grandi scoperte di tutti i tempi –
scrive il porporato - ci dà modo di comprendere il concatenarsi di tutta la vita e
l’unicità della vita umana all’interno di questo processo”. Conclusa questa premessa,
il card. Murphy-O’Connor ricorda poi che “alla fine dei suoi giorni, Darwin scriveva:‘Mi
sembra assurdo dubitare del fatto che un uomo possa essere un fervente credente e
un evoluzionista’. Per questo, io penso che la scienza sia una buona amica della fede,
poiché mi invita ad un percorso di apprendimento e comprensione”. Poi, il porporato
avverte: “Uno degli aspetti che segna la nostra cultura è la frattura fra scienza
e fede. Si tratta di una falsa opposizione che impoverisce la nostra ricerca nelle
realtà che compongono la nostra vita e il nostro mondo”. “Se si pensa che la scienza
metta in pericolo e minacci la fede o che la fede ostacoli la conoscenza - continua
il presidente dei vescovi inglesi - allora si ha una distorsione su entrambi i fronti”.
Bisogna quindi fare attenzione: “È un errore considerare la teologia della creazione
contenuta nel Libro della Genesi come un testo scientifico – scrive il card. Murphy-O’Connor
– La Genesi parla del rapporto fra Dio e la creazione ed in particolare del ruolo
dell’umanità in questo rapporto”. Quindi, sottolinea il porporato, “il racconto della
creazione nella Genesi ci porta al di là della questione del “come” siamo stati creati
per arrivare alla questione del “perché”. Ma le interpretazioni errate non riguardano
solo la Genesi, prosegue il card. Murphy-O’Connor, bensì anche lo stesso Darwin: “Ci
dovremmo preoccupare – scrive il porporato - quando la sua teoria viene ridotta alla
“sopravvivenza del più forte”e diventa un modo per legittimare “politiche che discriminano
i deboli e gli indifesi. Penso che la maggior parte di noi creda che sia un grosso
sbaglio usare la teoria di Darwin per giustificare l’eugenetica”. “La scienza ci dona
un potere immenso, – continua il presidente dei vescovi inglesi - ma dobbiamo sfruttare
tutte le nostre risorse materiali e spirituali per usare questo potere a favore di
tutto il Creato”. Allora, il bicentenario della nascita di Darwin, diventa “un invito
a rinnovare il dialogo tra scienza e fede. La cristianità può contribuire al progresso
della scienza, non solo incoraggiando gli scienziati nella ricerca della verità, ma
anche invitandoli a considerare quelle questioni più ampie che vanno al cuore della
comune e necessaria ricerca della comprensione”. Infatti, si legge ancora nel testo
cardinalizio, “esistono questioni che ci portano oltre il desiderio di pura conoscenza
e ci guidano verso il bisogno del dono della sapienza. Senza di esso, la più profonda
struttura morale della verità viene negata”. Potrebbe essere questo, allora, conclude
il porporato, “il prossimo passo dell’evoluzione”, ovvero “la scoperta che Dio è il
destino della vita; che Cristo, che ci creati a sua immagine e somiglianza, non è
solo l’Alfa, ma anche l’Omega, Colui nel quale siamo completati”. Quindi, si legge
nelle ultime righe, “scienza e religione non si escludono a vicenda, ma sono ‘compagne
di viaggio’ di un mistero che si svela, una verità che è presente in ogni luogo. (I.P.)