Eluana: i funerali nella chiesa di San Daniele a Paluzza
Si sono svolti oggi, in forma privata, i funerali di Eluana Englaro, morta lunedì
scorso per un arresto cardiaco dovuto a disidratazione, dopo 17 anni di stato vegetativo.
Il rito è stato celebrato nella chiesa di San Daniele a Paluzza, il paese in provincia
di Udine dove Eluana era nata. A presiedere le esequie, il parroco don Tarcisio Puntel.
Non erano presenti i genitori e non sono stati ammessi fotografi e cineoperatori.
Don Puntel si è rivolto ai familiari di Eluana: “la Chiesa non si è sentita estranea
alla vostra vicenda. Quanti hanno pregato, non l'hanno fatto 'contro' qualcuno ma
'per' Eluana''. E ai familiari si è rivolto anche l'arcivescovo di Udine mons. Pietro
Brollo che ha inviato un messaggio: “Vi siamo sempre stati vicino - ha affermato il
presule - e soprattutto siamo stati vicini a papà Beppino e mamma Saturna. Eluana
merita una grande manifestazione di affetto. Lei ci ha parlato e ci ha interrogato''.
Si conclude così, con un rito religioso, una vicenda dolorosa che alcuni hanno voluto
trasformare in uno scontro tra laici e cattolici. Ascoltiamo in proposito la riflessione
del vescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, al microfono di Sergio Centofanti.
R. – Ma
io credo che questa contrapposizione sia di comodo, perché mai come nelle questioni
etiche fondamentali il confine non passa attraverso una scelta religiosa, ma passa
attraverso l’idea fondamentale dell’uomo e della legge morale, che è tale da unire
tutti gli esseri umani. Se non ci fosse una legge morale che ci unisce, non sarebbe
possibile nessun vero dialogo, nessuna vera cooperazione fra gli esseri umani, le
culture, i popoli. Naturalmente, chi ha una dimensione di fede ha un motivo ulteriore
per riconoscere che la vita umana ha un valore infinito, è dono di Dio e solo Dio
può togliercela; ma mi chiedo se anche un non credente, un fratello, una sorella in
umanità, non possa ritrovarsi in questo riconoscimento del valore infinito di ogni
essere umano, qualunque sia la sua condizione. E’ su questo riconoscimento – che peraltro
è radicato nel decalogo, voce della coscienza universale, che si fonda la convivenza
fra gli esseri umani. D. – In tutta questa vicenda, tra tanti
rumori, risalta la testimonianza silenziosa delle Suore Misericordine, che hanno curato
amorevolmente Eluana per così tanti anni… R. – Credo che la
loro discrezione - anche nell’uso delle parole e dei media – sia un esempio altissimo:
l’amore che queste suore hanno dato ad Eluana è fuori discussione. Il loro desiderio
di continuare a custodirne la vita, con tenerezza infinita e con una comunicazione
d’amore – che passava anche semplicemente attraverso le cure del quotidiano, i semplici
gesti di una carezza, tutto questo è un messaggio su cui credo tutti dobbiamo riflettere,
credenti e non credenti, sia chi si dice a favore della vita, da tutelare fino all’ultimo
istante, sia chi invece pone condizioni o limiti a questa sicurezza. Una legge sul
fine-vita dovrà tenere ben presente Eluana che muore ma anche le suore che l’hanno
assistita, ed interrogarsi sulle ragioni di tutto questo, perché la legge fatta possa
essere a servizio e promozione della dignità di ogni essere umano.