Incontro dei vescovi dell’Europa centro-orientale a 20 anni dalla caduta del muro
di Berlino e a dieci anni dalla beatificazione del cardinale Stepinac
“Missione della Chiesa nell’Europa centro-orientale a vent’anni dal crollo del
sistema comunista”: questo il tema dell’incontro che ha riunito ieri a Zagabria
i cardinali e i presidenti delle Conferenze episcopali dell’Europa Centro-Orientale.
L'arcivescovo di Zagabria, cardinale Josip Bozanić ha affermato che "pur dinanzi ad
un contesto storico profondamente mutato, nella mentalità odierna riappare il rischio
di visioni riduttive dell'uomo". In particolare ha sottolineato che "si ripropongono
errori di carattere antropologico e nuovamente sono posti al centro dell'attenzione
l'esercizio della libertà umana e il rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo".
Ha concluso l’incontro la solenne celebrazione eucaristica della festa del Beato Stepinac,
nella Cattedrale cittadina, presieduta dal cardinale Josip Bozanić. Il servizio di
Fausta Speranza:
Presente
tra gli altri il cardinale Péter Erdő, presidente del Consiglio delle
Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), e il Patriarca di Venezia, cardinale Angelo
Scola, rappresentante della Chiesa dell’Europa occidentale. Oltre all’anniversario
della caduta del Muro di Berlino, avvenuta il 9 novembre 1989, si ricorda la memoria
del cardinale Alojzije Stepinac a dieci anni dalla beatificazione, avvenuta il 3 ottobre
1998. Morto il 10 febbraio del 1960, il cardinale Stepinac è stato arcivescovo di
Zagabria dal 1937 ed è stato beatificato da Giovanni Paolo II quale martire del regime
comunista. Abbiamo chiesto all’attuale arcivescovo di Zagabria, cardinale
Josip Bozanić, quanto sia viva la memoria del beato Stepinac
e il valore della sua testimonianza:
R. – La figura del cardinale beato
Alojzije Stepinac vive nel popolo, tra i fedeli. Basta entrare nel Duomo di Zagabria,
dove davanti alla tomba si trovano sempre dei fedeli, giovani e meno giovani, di mattina
e di sera: c'è sempre qualcuno che prega davanti alla sua tomba. Lui unisce la gente
attorno a sé e mostra la strada verso Dio. E’ una presenza molto forte che parla in
primo luogo della speranza, perché lui, che ha vissuto in tempi difficili, ha sempre
portato questa speranza, che il male non può vincere. Il male può fare danni, ma non
può vincere. Alla fine vince la verità, vince Dio.
D. - Un insegnamento
che può essere molto significativo anche oggi...
R. – Io direi per tutta
l’Europa: questa speranza che se il male si presenta nel sistema comunista o in un
altro sistema non può vincere, ma viene vinto dalla morte e risurrezione di Gesù Cristo.
Penso che oggi, proprio per noi europei, questo messaggio sia importante. Poi, c’è
il messaggio alla coscienza: lui è l’uomo della coscienza. Lui ha conservato una coscienza
pulita e questa è stata la sua sicurezza. Ha fatto sempre ciò che è bene davanti a
Dio.