2009-02-11 14:53:05

Incontro dei vescovi dell’Europa centro-orientale a 20 anni dalla caduta del muro di Berlino e a dieci anni dalla beatificazione del cardinale Stepinac


Missione della Chiesa nell’Europa centro-orientale a vent’anni dal crollo del sistema comunista”: questo il tema dell’incontro che ha riunito ieri a Zagabria i cardinali e i presidenti delle Conferenze episcopali dell’Europa Centro-Orientale. L'arcivescovo di Zagabria, cardinale Josip Bozanić ha affermato che "pur dinanzi ad un contesto storico profondamente mutato, nella mentalità odierna riappare il rischio di visioni riduttive dell'uomo". In particolare ha sottolineato che "si ripropongono errori di carattere antropologico e nuovamente sono posti al centro dell'attenzione l'esercizio della libertà umana e il rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo". Ha concluso l’incontro la solenne celebrazione eucaristica della festa del Beato Stepinac, nella Cattedrale cittadina, presieduta dal cardinale Josip Bozanić. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

 
Presente tra gli altri il cardinale Péter Erdő, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), e il Patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola, rappresentante della Chiesa dell’Europa occidentale. Oltre all’anniversario della caduta del Muro di Berlino, avvenuta il 9 novembre 1989, si ricorda la memoria del cardinale Alojzije Stepinac a dieci anni dalla beatificazione, avvenuta il 3 ottobre 1998. Morto il 10 febbraio del 1960, il cardinale Stepinac è stato arcivescovo di Zagabria dal 1937 ed è stato beatificato da Giovanni Paolo II quale martire del regime comunista. Abbiamo chiesto all’attuale arcivescovo di Zagabria, cardinale Josip Bozanić, quanto sia viva la memoria del beato Stepinac e il valore della sua testimonianza:

R. – La figura del cardinale beato Alojzije Stepinac vive nel popolo, tra i fedeli. Basta entrare nel Duomo di Zagabria, dove davanti alla tomba si trovano sempre dei fedeli, giovani e meno giovani, di mattina e di sera: c'è sempre qualcuno che prega davanti alla sua tomba. Lui unisce la gente attorno a sé e mostra la strada verso Dio. E’ una presenza molto forte che parla in primo luogo della speranza, perché lui, che ha vissuto in tempi difficili, ha sempre portato questa speranza, che il male non può vincere. Il male può fare danni, ma non può vincere. Alla fine vince la verità, vince Dio.

D. - Un insegnamento che può essere molto significativo anche oggi...

R. – Io direi per tutta l’Europa: questa speranza che se il male si presenta nel sistema comunista o in un altro sistema non può vincere, ma viene vinto dalla morte e risurrezione di Gesù Cristo. Penso che oggi, proprio per noi europei, questo messaggio sia importante. Poi, c’è il messaggio alla coscienza: lui è l’uomo della coscienza. Lui ha conservato una coscienza pulita e questa è stata la sua sicurezza. Ha fatto sempre ciò che è bene davanti a Dio.







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