2009-02-10 15:54:55

Prove di dialogo Stati Uniti-Iran


Un Obama a tutto campo ieri nella prima conferenza stampa da presidente degli Stati Uniti, in cui ha voluto subito ripetere l'appello al Congresso perché voti il piano di stimolo per evitare una “catastrofe nazionale”. Sulla politica estera l’inquilino della Casa Bianca ha parlato della necessità di un miglior coordinamento in Afghanistan tra Usa e Paesi alleati. Obama ha anche sottolineato che Stati Uniti e Russia devono essere le prime a dare il buon esempio in tema di riduzione degli armamenti. Mano tesa infine all’Iran, dal quale Obama ha detto di aspettarsi aperture per avviare un tavolo diplomatico. E l'Iran raccoglie l’apertura di Obama, dicendosi disponibile ad un dialogo con gli Stati Uniti, a patto che si svolga nel rispetto reciproco. Lo ha dichiarato il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad nel corso delle celebrazioni per il 30.mo anniversario della rivoluzione islamica. Intanto, è giunta la conferma della candidatura di Mohammad Khatami alle prossime elezioni presidenziali di giugno. A Maria Grazia Enardu, docente di relazioni internazionali all’Università di Firenze ed esperta di Medio Oriente, Stefano Leszczinski ha chiesto quali siano le ragioni di questa "distensione" nelle relazioni tra Stati Uniti e Iran:RealAudioMP3

R. – Ahmadinejad si sta ripresentando alle elezioni in un momento molto difficile. C’è una crisi economica dovuta alla caduta dei prezzi del petrolio; ci sono le difficoltà del programma nucleare. Ahmadinejad ha poi il problema di attrarre elettori delusi. La presenza di un forte concorrente come Mohammed Khatami, che è stato presidente della Repubblica prima di lui e per ben due mandati, è un ulteriore elemento che suggerisce ad Ahmadinejad di rifarsi un 'look elettorale' perché altrimenti rischia di essere in grandissime difficoltà.

 
D. – Un Paese molto giovane, l’Iran, con una popolazione studentesca molto istruita; la situazione come potrebbe cambiare, se questa popolazione giovane andasse effettivamente in massa al voto in giugno?

 
R. – Si dà addirittura Khatami vincente due a uno su Ahmadinejad, se c’è un’alta partecipazione al voto. L’altra volta per Ahmadinejad ci fu un forte astensionismo di tutti quei ragazzi che non si riconoscevano nei candidati che i guardiani del Consiglio della rivoluzione avevano ammesso alle elezioni.

 
D. – L’Iran è un Paese strategico in tutto il Medio Oriente: di qui l’interesse degli Stati Uniti ad un rapporto diretto …

 
R. – L’Iran è un Paese importantissimo, strategico ed è potenzialmente un forte elemento di stabilità, perché è uno Stato sciita in un mare sunnita. E' un Paese che, nell’ultimo secolo, non ha mai fatto una guerra ma le ha sempre subite …

 
Iraq
Quattro soldati statunitensi e un interprete sono rimasti uccisi in un attentato a Mossul, nel nord dell'Iraq. Un kamikaze a bordo di un’autobomba si è fatto esplodere al passaggio del convoglio americano. Intanto, sul fronte diplomatico si registra la visita a sorpresa a Baghdad del presidente francese, Nicolas Sarkozy, che è stato ricevuto dal suo omologo iracheno, Jalal Talabani. Secondo una nota dell’Eliseo, il presidente francese intende esprimere la vicinanza all’Iraq e l'appoggio per i suoi sforzi in direzione della riconciliazione nazionale.

Afghanistan
Due soldati della Nato sono rimasti uccisi e uno ferito per l'esplosione di una bomba in un provincia orientale dell'Afghanistan. Non si conosce la nazionalità dei soldati, ma testimoni affermano che nelle vicinanze c’è una base americana. Il presidente Barack Obama tornando a parlare delle truppe in Afghanistan ha detto che per il successo serve un miglior coordinamento con gli alleati dell'America. Obama non ha voluto porre scadenze alla presenza americana nel Paese.

Sri LankaFonti dell'esercito dello Sri Lanka hanno reso noto che ribelli delle Tigri Tamil hanno ucciso almeno 19 persone. Si tratta di civili assassinati mentre tentavano di lasciare le zone ancora controllate dai ribelli. Oltre alle vittime, ci sono 75 feriti soccorsi dai militari. Intanto continua l’esodo ininterrotto: oggi oltre mille persone hanno lasciato la zona controllata dalle tigri.

Filippine
Continuano nelle Filippine gli scontri tra il gruppo di integralisti islamici responsabile del rapimento degli operatori della Croce Rossa e la polizia. Questa mattina due ribelli sono rimasti uccisi. La polizia conferma che le operazioni per la liberazione dei tre ostaggi stanno andando avanti. Gli ostaggi starebbero bene e si troverebbero in un'area distante da quella in cui sono avvenuti gli scontri. Nessuna conferma su una richiesta di riscatto da parte dei rapitori. Una fonte ha comunque riferito che i sequestratori sarebbero disposti a liberare gli operatori in cambio di una serie di progetti umanitari nei villaggi poveri musulmani nel sud del Paese.

India
Al Qaeda minaccia l'India. Se New Delhi dovesse attaccare il Pakistan subirà attentati simili a quelli del novembre scorso a Mumbai. In un video ricevuto dalla BBC, il comandante di Al Qaeda in Afghanistan, Mustafa Abu al-Yazid, minaccia: l'India “deve sapere che pagherà un alto prezzo se attaccherà il Pakistan; colpiremo i loro centri economici e li raderemo al suolo”. Intanto il Pakistan ritarda la consegna del dossier delle indagini per gli attacchi del a Mumbai.

Zimbabwe
E’ il segretario generale del Movimento per il cambiamento democratico, partito del premier Morgan Tsvangirai, il ministro delle Finanze nel nuovo governo di unità nazionale dello Zimbabwe. Si tratta di Tendai Biti che proprio con Tsvangirai ha posto la stabilità economica del Paese come obiettivo dell’esecutivo, nato sulla base della spartizione del potere col presidente Mugabe. Sul futuro del nuovo governo, che è stato presentato oggi e che giurerà venerdì, rimangono però delle incognite, come fa notare la professoressa Anna Bono, docente di Storia e Istituzioni dell’Africa all’Università di Torino, intervistata da Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. – Questo accordo, pur mettendo fine ad una crisi politica difficile e dalle conseguenze dolorose, tuttavia non rispetta la volontà espressa dai cittadini dello Zimbabwe, quasi un anno fa, a marzo, quando con le elezioni generali hanno per la prima volta dato la maggioranza ai partiti dell’opposizione. soprattutto, hanno revocato la fiducia al presidente in carica, Robert Mugabe. Con questa soluzione non si rimuovono le cause principali. C’è un governo che negli anni scorsi ha adottato politiche economiche disastrose e che rimane, pur nella condivisione del potere con l’opposizione, in mano al presidente in carica, Robert Mugabe, e ai suoi ministri.

 
D. – Alla profonda crisi economica si è aggiunta anche l’emergenza colera. Perché lo Zimbabwe stenta a ripartire?

 
R. – Nel 2000 sono stati adottati dei provvedimenti economici che hanno stanzialmente distrutto la principale industria del Paese, che era quella agricola. Centinaia di fattorie che producevano per il mercato ed esportavano prodotti agricoli, sono state confiscate. Al momento, in parte, sono del tutto incolte e, in parte, sono state ridistribuite affidandole a famiglie che, per le condizioni economiche in cui versano, le usano per l’autoconsumo.

 
D. – Da dove si deve ricominciare ora?

 
R. – Da un programma economico serio e dettagliato, che non si limiti alla richiesta di aiuti internazionali. La ripresa economica del Paese dipende da iniziative, da riforme strutturali che riportino il Paese alla situazione di 15, 20 anni fa, quando appunto era un esempio, un modello di sviluppo e di crescita economica e sociale. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Francesca Ciacci)
 

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 41

 
E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.







All the contents on this site are copyrighted ©.