Alle 20.10 di ieri, Eluana Englaro è morta nella clinica La Quiete di Udine, dove
era stata trasferita da una settimana. Da quattro giorni alla donna, in stato vegetativo
da 17 anni, era stato applicato il protocollo medico per la sospensione della somministrazione
di cibo e acqua. Ieri pomeriggio l’improvviso aggravamento del quadro clinico e, quindi,
la morte. La notizia è stata accolta con grande emozione e tensione nell’aula del
Senato, dove era in corso il dibattito sul disegno di legge destinato a ripristinare
la normale assistenza alla Englaro. Il servizio di Giampiero Guadagni:
''In questo
momento di grandissimo dolore, affidiamo al Dio della vita Eluana Englaro. Le preghiere
e gli appelli di tanti uomini di buona volontà non sono bastati a preservare la sua
fragile esistenza, bisognosa solo di amorevole cura''. Così la Conferenza Episcopale
Italiana in una nota. In questa grave circostanza, non viene meno la speranza,
che nasce dalla fede. “E' questa speranza – prosegue il comunicato – a renderci una
cosa sola, accomunando quanti credono nella dignità della persona e nel valore indisponibile
della vita, soprattutto quando è indifesa. Facciamo appello a tutti, concludono i
vescovi italiani, perché non venga meno questa passione per la vita umana, dal concepimento
alla sua fine naturale”.
Una dolorosa notizia, preghiamo affinché il Signore
illumini i cuori di tutti. E’ il commento del presidente emerito della Pontificia
Accademia per la Vita, mons. Elio Sgreccia. Massimiliano Menichetti
lo ha intervistato: 00:00:57:36
Eluana è morta, dunque, dopo che
venerdì scorso era partito il protocollo per la sospensione di cibo e acqua. Debora
Donnini ha raccolto il commento del presidente dell’Associazione medici cattolici
italiani, Vincenzo Saraceni:
Un altro invito
alla preghiera è venuto dal giurista Enzo Balboni, docente di Diritto amministrativo
all'Università Cattolica di Milano, che – intervistato da Benedetta Capelli
– riflette su che cosa lasci ora questa vicenda: