2009-02-10 15:29:41

Elezioni in Israele: favorito il Likud


Urne aperte in Israele, dove cinque milioni e 200mila elettori sono chiamati ad esprimersi per rinnovare la Knesset, il parlamento israeliano. In aumento l’affluenza nonostante il maltempo che flagella Gerusalemme e altre zone del Paese: alle 12 locali aveva votato 23,4% degli aventi diritto, l'1,7% in più rispetto alle elezioni del 2006. I sondaggi danno in vantaggio il Likud, la formazione conservatrice di Benyamin Netanyahu, subito dietro Kadima, partito moderato di Tzipi Livni. Preoccupa poi la probabile ascesa dell'esponente dell'ultradestra Avigdor Lieberman, leader del partito Yisrael Beitenou. Ma quali prospettive potrebbero aprirsi se queste previsioni venissero confermate dall’esito del voto? Marco Guerra lo ha chiesto a Camille Eid, esperto di questioni mediorientali del quotidiano "Avvenire":RealAudioMP3

R. – E’ già scontato che nessun partito israeliano avrà la maggioranza assoluta e quindi dovrà ricorrere, nella promozione del nuovo governo israeliano, al sostegno di partiti religiosi o anche nazionalisti. I sondaggi danno il partito di Benjamin Netanyahu, il Likud, come a capo di questa formazione, ma dovrà ricorrere quindi all’appoggio di Shas, che è il partito religioso degli ebrei sefarditi, e soprattutto del partito Yisrael Beiteinu dell’estremista Avigdor Lieberman. E quindi le prospettive, soprattutto riguardanti la pace, o le trattative con gli arabi ed i palestinesi, in particolare, saranno un po’ pessimiste. Avremo le prime difficoltà con la formazione di un governo di destra e di destra nazionalista.

 
D. – Secondo lei, quali fattori incideranno sulla scelta finale degli israeliani?

 
R. – E’ un insieme di fattori. Se ha inciso l’operazione militare contro Gaza, ha anche inciso l’opinione di alcuni leader. L’elettore israeliano guarda anche alla politica economica del governo e le sue scelte sono un po’ l’insieme di diversi fattori, una risposta a quello che promettono di offrire questi candidati. La Livni, per esempio, fa alcune promesse riguardanti il futuro dello Stato d’Israele, e le trattative con Abu Mazen. Altri invece vengono votati perché promettono di mantenere le colonie. Se la maggioranza degli israeliani voterà per la destra, vorrà dire che hanno delle idee molto precise riguardo al futuro della pace.

 
D. – Gli analisti prevedono una forte ascesa dell’ultra destra di Lieberman. Questo potrebbe rappresentare un pericolo per il processo di pace in Medio Oriente?

 
R. – Secondo me sì, perché questi partiti minori saranno anche l’ago della bilancia e incideranno sulla politica del prossimo governo e soprattutto il partito di Lieberman. Questa ascesa è preoccupante, perché Lieberman, nell’attuale Knesset, aveva undici seggi e adesso le previsioni gliene danno 17 o 19, il che vuol dire che questo partito è il vero vincitore dell’elezione di oggi.

 
D. – Al voto è chiamato anche più di un milione di arabi israeliani. Quali sono le propensioni di voto e gli auspici di questa forte comunità?

 
R. – Gli arabi purtroppo non votano in maniera compatta: sono dispersi tra diverse liste arabe ed alcuni deputati arabi nell’attuale Knesset fanno parte di partiti addirittura ebraici - chi di Kadima, chi del partito laburista – e quindi il loro voto, nonostante la sua importanza, perché rappresentano comunque il 19, 20 per cento dell’elettorato israeliano, non potrà incidere in maniera forte come poteva essere se questo voto fosse stato compatto.







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