Lotta dei vescovi africani contro la corruzione e la povertà
I vescovi di 6 Paesi dell’Africa Centrale mettono sotto accusa la corruzione. È quanto
si legge in un rapporto stilato dai presuli che rappresentano le Nazioni che fanno
parte dell’Associazione delle conferenze episcopali della regione dell’Africa Centrale
(Acerac): Gabon, Congo, Camerun, Ciad, Repubblica Centrafricana, Guinea equatoriale.
I vescovi osservano che lo sfruttamento delle risorse naturali di una Nazione deve
avvenire nell’osservanza delle norme ambientali e sociali, affinché siano rispettati
i diritti dell’uomo e il benessere delle popolazioni. “Se le risorse del suolo e del
sottosuolo – spiegano – contrastano con la miseria delle popolazioni, ciò si verifica
a causa della corruzione che fa inceppare il funzionamento della nostra amministrazione
ed economia, dei nostri investimenti, del nostro sistema educativo e sanitario”. I
presuli peraltro mettono in risalto che i loro appelli nel passato, hanno contribuito
ad esempio, a rimuovere il tabù sul petrolio, e a richiamare più volte l’attenzione
sull’opportunità del cambiamento in materia di scoperta e gestione delle risorse naturali.
Infine esortano le comunità nazionali a portare avanti l’impegno contro la povertà
e a sviluppare un meccanismo di resistenza contro la corruzione. Più volte l’Acerac
è intervenuta per denunciare la corruzione, che incide fortemente sulla povertà dei
popoli africani, già provati da frequenti siccità che provocano carestie. I vescovi
del Kenya, proprio per contrastare la fame, hanno lanciato un piano strategico quinquennale.
Il cardinale John Njue, arcivescovo si Nairobi e presidente della conferenza episcopale
locale ha affermato che si tratta di un programma “che guiderà a un apostolato efficace
e a servizio di un sostegno avanzato a tutte le diocesi del Paese”. (V.V.)