La Chiesa afferma "l'assoluta e suprema dignità di ogni vita umana": così il Papa
nel Messaggio per la Giornata mondiale del malato
La Chiesa ha sempre affermato “l’assoluta e suprema dignità di ogni vita umana”, che
va vissuta “in pienezza anche quando è debole ed avvolta dal mistero della sofferenza”.
Lo afferma Benedetto XVI nel Messaggio per la prossima Giornata mondiale del malato,
che ricorre l’11 febbraio, memoria della Vergine di Lourdes. Il Papa dedica quest’anno
il Messaggio ai bambini ammalati o vittime di abusi e violenze, levando un appello
ai governi perché promulghino leggi in favore dei minori in difficoltà e delle loro
famiglie. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Un
cristiano “non può restare indifferente” al “silenzioso grido di dolore” levato dai
bambini ammalati o abbandonati a se stessi nel mondo: la sua coscienza di uomo e di
credente non glielo permette e gli impone “l’impellente dovere di intervenire”. Con
chiarezza di toni e grande compassione, Benedetto XVI guarda nel messaggio all’universo
di sofferenze nel quale versano milioni di bambini.
“Ci
sono piccoli esseri umani - scrive - che portano nel corpo le conseguenze di malattie
invalidanti, ed altri che lottano con mali oggi ancora inguaribili nonostante il progresso
della medicina e l’assistenza di validi ricercatori e professionisti della salute”.
Ci sono poi “bambini feriti nel corpo e nell’anima a seguito di conflitti e guerre,
ed altri vittime innocenti dell’odio di insensate persone adulte. Ci sono - prosegue
il Papa ragazzi ‘di strada’, privati del calore di una famiglia ed abbandonati a se
stessi, e minori profanati da gente abietta che ne viola l’innocenza, provocando in
loro una piaga psicologica che li segnerà per il resto della vita”. Senza dimenticare,
soggiunge, “l’incalcolabile numero dei minori che muoiono a causa della sete, della
fame, della carenza di assistenza sanitaria, come pure i piccoli esuli e profughi
dalla propria terra con i loro genitori alla ricerca di migliori condizioni di vita”.
Benedetto
XVI ringrazia anzitutto gli organismi della Chiesa che a tutti i livelli si occupano
di alleviare queste sofferenze, mostrando - dice - la medesima “compassione” di Gesù
per la vedova di Nain che aveva perso il figlio. E dilatando i confini del suo pensiero,
il Papa osserva che “la dedizione quotidiana e l’impegno senza sosta al servizio dei
bambini malati costituiscono un’eloquente testimonianza di amore per la vita umana,
in particolare per la vita di chi è debole e in tutto e per tutto dipendente dagli
altri”. Quindi, un passo dopo, Benedetto XVI riafferma “con vigore” un principio base
per il cristianesimo: ovvero, “l’assoluta e suprema dignità di ogni vita umana”. Non
muta, con il trascorrere dei tempi, osserva, “l’insegnamento che la Chiesa incessantemente
proclama: la vita umana è bella e va vissuta in pienezza anche quando è debole ed
avvolta dal mistero della sofferenza”.
La capacità di
“amore disinteressato e generoso” verso l’infanzia sofferente porta infine il Papa
ad estendere il proprio “apprezzamento e incoraggiamento” nei riguardi delle organizzazioni
nazionali e internazionali impegnate in questo campo, in particolare nei Paesi poveri.
Benedetto XVI conclude il Messaggio con l’“accorato appello” ai “responsabili delle
nazioni” perché - sollecita - “vengano potenziate le leggi e i provvedimenti in favore
dei bambini malati e delle loro famiglie, potendo sempre contare - assicura - sulla
collaborazione della Chiesa.