2009-02-06 15:29:03

Zimbabwe: accordo tra Mugabe e Tsvangirai


L’accordo raggiunto in Zimbabwe tra il presidente Mugabe e il leader dell’opposizione, Morgan Tsvangirai, sulla condivisione del potere rappresenta un importante passo avanti sulla via della normalizzazione nel Paese africano. Ieri, il parlamento di Harare ha approvato all’unanimità una riforma costituzionale che consente a Tsvangirai di diventare primo ministro, mentre Mugabe manterrebbe la presidenza. La prossima settimana dovrebbe dunque nascere il nuovo esecutivo di unità nazionale. A Raffaello Zordan, africanista della rivista Nigrizia, Stefano Leszczynski ha chiesto se questo basterà a mettere fine alla violenta crisi politica che in cinque anni ha messo in ginocchio lo Zimbabwe:RealAudioMP3  
R. - È chiaro che la scommessa è completamente aperta. Io credo che la strada che sta percorrendo il Paese sia in salita e ci saranno dei passi da fare molto concreti. La comunità internazionale non dovrà e non potrà togliere gli occhi da questo Paese. Non dimentichiamo che abbiamo un degrado economico micidiale: abbiamo un’inflazione a miliardi per cento ormai, il declino dell’industria manifatturiera, l’agricoltura in difficoltà. Questo governo, ammesso che si metta in moto subito, ha un’agenda talmente fitta di problematiche, che dovrà per forza aiutarsi ed essere aiutato.
 
D. - È stata efficace l’influenza dei leader regionali, cioè Mugabe si è reso conto che forse sta perdendo degli appoggi importanti o è una decisione che esula dal contesto africano?
 
R. - Io credo che il contesto africano sicuramente c’entra. Però, credo c’entri anche il gruppo di potere politico-militare che ha sostenuto Mugabe in questi anni.
 
D. - La crisi umanitaria è drammatica. La comunità internazionale, a questo punto, potrebbe decidere anche di rompere l’isolamento stretto nel quale ha posto lo Zimbabwe...
 
R. - Potrebbe anche arrivare ad interrompere il tema delle sanzioni. Credo che la comunità internazionale dovrà cominciare a dare una mano in maniera forte, ma si sta aprendo una fase che è altrettanto delicata come quella che abbiamo vissuto nell’ultimo anno.







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