Il nunzio apostolico in Angola, mons. Becciu: la prossima visita del Papa consolidi
la presenza e la coscienza cristiana delle nostre comunità
La Chiesa africana con le sue necessità, ma anche con la gioia crescente per il prossimo
sbarco sul continente di Benedetto XVI - che sarà in Camerun e Angola dal 17 al 23
marzo - sono in questi giorni al centro dell’attenzione in Vaticano. Mentre prosegue
nei Palazzi apostolici la visita ad Limina dei vescovi della Nigeria - oggi
in sette ricevuti dal Papa - la Chiesa angolana intensifica nelle città e nei villaggi
la preparazione dei fedeli all’arrivo del Pontefice. Alessandro De Carolis
ne ha parlato con il nunzio apostolico in Angola, l’arcivescovo Angelo Becciu:
R. - Abbiamo
ancora territori, specialmente nella zona nordest, che non sono stati raggiunti dalla
evangelizzazione, dalla predicazione. Abbiamo diocesi grandi quasi quanto l’Italia,
con pochi sacerdoti, pochi religiosi. Sono stati nominati da poco nuovi vescovi giovani.
Penso che l’arrivo del Papa qui sarà per loro, come per il resto dell’Angola, un incoraggiamento
ad aumentare le forze ed anche a sollecitare l'arrivo di altri Istituti missionari
per dare una mano di aiuto all’opera di evangelizzazione.
D.
- Le settimane che vi separano dall’incontro con Benedetto XVI ormai non sono più
molte. Qual è il clima generale che si respira nel Paese e soprattutto nella comunità
cattolica?
R. - C’è una grande, grande attesa, ormai,
per l’arrivo del Santo Padre. E quello che è bello, che si coglie nella gente semplice,
è questa consapevolezza: “Viene un uomo di Dio. Viene l’uomo di Dio e ci porta la
benedizione”. La visita del Papa può essere un evento mediatico, un evento storico,
ma è la parte spirituale che la Chiesa sta cercando di favorire e dunque c'è una preparazione
tramite conferenze, veglie di preghiera, catechesi. L’arrivo del Papa sta dando un’occasione
meravigliosa per rimettersi in moto.
D. - Per usare
la sua espressione, l’Angola si è rimessa "in moto" nel 2002 con la conclusione della
guerra civile. Quale ruolo ha giocato e gioca oggi la Chiesa nel percorso di riconciliazione
interno?
R. - L’apprezzamento, il riconoscimento
che ho sempre sentito attorno, anche negli ambienti politici o diplomatici, è stato
quello di aver visto la Chiesa impegnata nell’aiutare la gente a dimenticare il passato.
Non c’è stata famiglia che non sia stata toccata da un lutto, dalla perdita di un
figlio, di un fratello, dello sposo, per cui lo sforzo - e lo si è visto anche alla
vigilia delle elezioni - da parte di tutte le componenti della Chiesa, da parte della
stessa "Radio Ecclesia", è stata quello di vedere e di vivere nel vero senso della
democrazia l’appuntamento elettorale. E’ un’opera meritoria che la Chiesa finora ha
compiuto e sta ancora continuando.
D. - A livello
sociale, quali sono oggi le necessità più importanti, urgenti, del Paese?
R.
- A livello sociale abbiamo il problema della sanità. Purtroppo, la mortalità infantile
è ancora troppo alta. Poi, bisognerà anche aumentare il numero delle scuole, soprattutto
nei villaggi più lontani. La Chiesa sta poi cercando di sensibilizzare tutti nell'applicazione
di una maggiore giustizia sociale.
D. - Tra gli appuntamenti
che scandiranno il soggiorno del Papa in Angola, c’è senza dubbio l’incontro con i
vescovi dell’Inbisa, l’organismo che riunisce i presuli dell’Africa del Sud. Qual
è oggi il volto particolare di questa area del continente?
R.
- In quest’area del continente, abbiamo l’Angola che è decisamente cattolica, mentre
nella parte meridionale sono piuttosto aree protestanti. Da parte dei vescovi, il
coordinamento c’è, ma non è del tutto facile portare avanti un’opera pastorale coordinata
proprio per queste differenze che abbiamo.
D. - Circa
sette mesi dopo il viaggio papale, i vescovi africani si ritroveranno a Roma per il
loro Sinodo: con quali aspettative?
R. - Soprattutto,
vi è l’aspettativa di dare nuovo incentivo al consolidamento di ciò che è stato compiuto
finora. E poi ci sono le nuove sfide: quelle della modernità, che ormai si affaccia
anche in questi Paesi, con tutto quello che essa presenta - edonismo, consumismo,
soprattutto nella capitale e nelle città di provincia - senza dimenticare l’invasione
delle sette. Per me, quest'ultimo è uno dei grandi problemi, delle grandi sfide che
i nostri vescovi africani dovranno affrontare durante il Sinodo.