Eluana. Don Aldo Bonaiuto: vogliono far tacere chi difende la vita
Si fa strada la possibilità che il governo italiano approvi un decreto legge che blocchi
il “protocollo di fine vita” di Eluana Englaro, in attesa dell’approvazione di una
legge sul cosiddetto testamento biologico. Dal canto suo, il neurologo che ha in cura
la donna, in stato vegetativo da 17 anni, ha annunciato che da domani inizierà la
riduzione del 50 per cento dell’alimentazione somministrata ad Eluana, attualmente
ricoverata presso la clinica “La Quiete” di Udine. Chi non vuole arrendersi alla morte
di Eluana è il vasto e variegato movimento per la vita che, con il passare delle ore,
moltiplica le sue iniziative di preghiera e solidarietà. Ecco la testimonianza del
portavoce dell’Associazione Papa Giovanni XXIII, don Aldo Bonaiuto, raccolta
da Luca Collodi:
R. – Noi
non possiamo tacere. Questi falsi silenzi, anche di alcune realtà del mondo della
stampa, ci lasciano veramente rattristati, perché si parla e si dicono tante sciocchezze.
Tante questioni che non hanno per nulla rilevanza, vengono ingigantite, e per questa
che invece è una tragedia, si invoca il silenzio. Per noi è invece un’ingiustizia
insopportabile: chi tace diventa complice di un abominio che è quello, ancora una
volta, di far diventare i deboli sempre più deboli, fabbricando queste croci insopportabili
sulle persone che invece hanno bisogno di essere supportate, difese, aiutate in tutti
i modi. Per questo noi gridiamo, ma è il grido dell’amore. Dobbiamo metterci dalla
parte degli ultimi. Eluana rappresenta tantissime persone che non sono solo nelle
nostre realtà della “Papa Giovanni XXIII”, ma che sono in tutto il mondo e che vanno
difese in tutti i modi. Quindi, il nostro appello continua. Per tutti i ministri:
se vogliono, loro possono veramente fermare questa sentenza.
Intanto,
in tarda mattinata, fonti di agenzia hanno reso noto che la procura di Udine intende
verificare le testimonianze di amici e parenti sula volontà espressa da Eluana Englaro
e riferita dal padre Beppino. D’altro canto, nello stesso mondo scientifico si dibatte
sulle reali condizioni di Eluana. Ecco l’opinione di Adelia Lucattini, psichiatra
e bioeticista, intervistata da Luca Collodi:
R. - Il sentimento
è quello di dire non ce la posso fare, rinuncio. Questo, secondo me, è un altro aspetto
che sposta un po’ il problema, cioè una spinta ad identificarsi tutti con il padre
e non con la ragazza, dando per scontato che questa ragazza non veda, non senta, non
interagisca, non sappia quello che gli accade. Quando ci sono degli studi scientifici
accreditati, come quello di Owen, che è uscito su “Science” nel 2006, in cui si è
visto che una paziente nello stato di Eluana Englaro era in grado di rispondere ai
comandi esattamente come un gruppo di persone normali, con una tecnica particolare
in cui si potevano rilevare, attraverso la risonanza magnetica funzionale, le risposte
cerebrali, in assenza di movimento fisico o di voce o di movimento oculare. E c’è
stata una sovrapposizione tra la risposta che ha dato a livello cerebrale questa paziente
e il gruppo di persone normali. Di questo non se ne fa parola. E l’altro elemento
è questa erronea convinzione, che viene comunque lasciata credere, che i pazienti
in stato vegetativo siano legati alle macchine: non è così, sono pazienti che hanno
conservato tutte le funzioni biologiche, ma sono totalmente paralizzati; in modo particolare,
e questa è una cosa che colpisce, possono aprire e chiudere gli occhi, seguendo il
ritmo del sonno e della veglia.