2009-02-04 14:58:11

Nelle librerie la Bibbia, Edizioni San Paolo, con la nuova versione ufficiale della Cei. Intervista con mons. Ravasi


E’ nelle librerie “La Bibbia Via, Verità e Vita”, Edizioni San Paolo, che presenta il testo delle Sacre Scritture nella nuova versione ufficiale della Conferenza episcopale italiana. L’opera, oltre alle correzioni del testo precedente del 1974, contiene anche un accuratissimo apparato di note e spiegazioni. A firmare l’introduzione generale e a supervisionare il lavoro sull’Antico Testamento è stato l’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. La parte dell’introduzione e delle note al Nuovo Testamento è stata invece curata da mons. Bruno Maggioni, docente alla Facoltà teologica di Milano e all’Università Cattolica. Su questa nuova opera Fabio Colagrande ha intervistato lo stesso mons. Ravasi:RealAudioMP3
R. - La Bibbia è sempre quella. Nella sua matrice, però ha bisogno di almeno due sussidi fondamentali che l’accompagnano: da un lato ha bisogno, innanzitutto, della traduzione. Sembra una banalità, ma la traduzione è una cosa fondamentale, dato che non tutti riescono a leggere l’originale nelle tre lingue fondamentali – che sono l’ebraico, il greco, soprattutto per il Nuovo Testamento, e poi la piccola parte in aramaico -; quindi, la traduzione dev’essere ininterrottamente rifatta, perché la lingua muta, ed anche perché non si può soltanto trasferire materialmente un testo da una lingua all’altra, bisogna anche riuscire a renderne – come si suol dire – “l’equivalenza formale”, cioè anche il contenuto in maniera corretta. Dall’altra parte, però, dobbiamo anche ricordare che esiste un altro sussidio fondamentale, che è quello della tradizione; io intendo tradizione nel senso più lato del termine, non solo la traduzione ma anche la tradizione, cioè l’interpretazione del testo. E l’interpretazione vuol dire, prima di tutto, risalire alle origini per riuscire a capirne i contenuti fondamentali, e dall’altra parte dall’origine venire alla periferia – cioè ai nostri giorni – per trasmettere quel messaggio, in modo comprensibile, all’uomo di oggi, ma anche, per il credente, perché esso sia lampada per i suoi passi nel cammino della vita. E’ per questo che la tradizione ha anche una dimensione ecclesiale.
 
D. – Ci sono alcune nuove traduzioni di passi celebri della Bibbia che meritano di essere citate…
 
R. – Se prendiamo come punto di riferimento il testo attuale, la traduzione ufficiale della Conferenza episcopale italiana - che viene adottato un po’ da tutte le nuove Bibbie che vengono presentate, coi nuovi commenti - possiamo far notare che sono state considerate soprattutto due dimensioni, due aspetti. Innanzitutto, da un lato si è cercato di rendere stilisticamente più fluido il testo, si è cercato in qualche caso di adottare una traduzione che fosse letterale quando e se necessaria, in altri casi un po’ più libera per rendere meglio il valore; si è anche però operato in modo tale da correggere alcune imperfezioni che avevano le edizioni precedenti, anche ritoccare – coi contributi dell’esegesi – alcuni punti significativi. Faccio solo un esempio, ribadito spessissimo: noi lasciamo ancora il Padre Nostro, nella liturgia, nella sua formula tradizionale, e quindi abbiamo ancora quell’espressione che tante volte suscita qualche difficoltà, “non ci indurre in tentazione”. Ora, la nuova versione della Cei ha, per esempio, “non abbandonarci nella tentazione”, che alla fine è il significato più profondo dell’espressione, anche se letteralmente la traduzione “non ci indurre in tentazione” è corretta.
 
D. – Questa nuova edizione della Bibbia ha anche un apparato di note, di spiegazioni e di commenti al testo…
 
R. – La Bibbia che è stata proposta adesso dalle Edizioni San Paolo ha avuto un titolo sulla base di una celebre frase del Vangelo di Giovanni, pronunciata da Cristo, “Io sono la Via, la Verità e la Vita”, e le dimensioni sono appunto queste tre: la via, innanzitutto, sarebbero le note di tipo teologico-pastorale, che indicano il significato profondo – magari di un brano -, il suo incidere anche nell’interno dell’esistenza quotidiana del credente, o comunque anche nell’interno della cultura. Il secondo termine, verità, sono le note più specificamente esegetiche, cioè che cercano di spiegare il senso originario del testo, soprattutto in alcuni nodi piuttosto ardui per l’espressione semitica usata per la concezione che è presente nel testo biblico, dato appunto che la rivelazione biblica è una rivelazione storica – quindi legata ad una cultura, a un tempo, ad un linguaggio, a uno spazio, ad espressioni che sono datate anche. Terzo elemento è vita: si indica come vita la liturgia. E difatti ci sono delle note che ricordano che alcuni testi – molti testi biblici – vengono letti anche nella liturgia, dove acquistano un colore ed un sapore differente; per esempio, pensiamo la grande sapienza divina che è celebrata nella Bibbia – e che è la sapienza di Dio – diventa, nella teologia, anche la rappresentazione del Cristo stesso, Verbo di Dio, la sapienza di Dio incarnata. Però diventa, nella liturgia, ad esempio, la celebrazione di Maria. E’ un assedio, tra virgolette, al testo, da più punti di vista.







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