Caso Englaro: per la Cei stop ad alimentazione e idratazione è eutanasia, ma vicinanza
alla famiglia
Torna a far discutere il caso di Eluana Englaro, la donna in stato vegetativo persistente
da 17 anni in seguito a gravi lesioni cerebrali causate da un incidente stradale.
La ragazza è stata trasferita da Lecco in una clinica di Udine, dove nei prossimi
giorni dovrebbe essere staccato il sondino per l’alimentazione e l’idratazione. Sulla
vicenda si pronuncia la Chiesa, il mondo politico e la società civile. Il servizio
di Giancarlo La Vella:
La Parola
di Dio è “la vera realtà sulla quale basare la propria vita”. Così ieri mons. Mariano
Crociata, segretario generale della Cei, la Conferenza episcopale italiana, alla presentazione,
presso la nostra emittente, del Comunicato finale dei lavori del Consiglio episcopale
permanente che si è tenuto dal 26 al 28 gennaio scorsi. Affrontati anche i temi del
sostegno alle famiglie in un momento di difficile congiuntura economica, immigrazione
e la drammatica vicenda di Eluana Englaro. Massimiliano Menichetti:
E’ partendo
dall’immagine dell’impegno silenzioso, amorevole delle suore della clinica Beato Luigi
Talamoni di Lecco, che hanno accudito – fino alla notte scorsa – Eluana Englaro, che
mons. Crociata, segretario generale della Cei, sollecitato dai giornalisti, a margine
della presentazione del comunicato finale dei lavori del Consiglio episcopale permanente,
ha affrontato il caso, ribadendo che "è a tutti evidente che qualsiasi azione volta
ad interrompere l'alimentazione e l'idratazione si configurerebbe, al di là delle
intenzioni, come un atto di eutanasia''. Ha quindi definito la vicenda una "contraddizione
inconcepibile”:
“Da un lato, si toglie cibo e acqua, dall’altro lato si ricorre
a sedativi e medicine per far sopportare l’effetto immediato – oltre quello ultimo
della morte – di essere privata del sostegno vitale. E’ una cosa che ritengo, a rigor
di logica, inconcepibile. Detto questo, voglio ribadire una cosa: l’assoluta vicinanza
alla famiglia e alla ragazza stessa; io sono convinto che quando ci avviciniamo al
mistero del dolore e della morte, bisogna tacere e, per chi crede, pregare”.
Spostandosi
sul fronte del fenomeno migratorio, ha rimarcato la necessità del rispetto della diversità
di culto e dei diritti umani:
“Il nostro compito è richiamare all’esigenza
di una accoglienza nel rispetto delle leggi. Coniugare accoglienza e legalità e apprezzare
gli sforzi di cercare accordi con i Paesi da cui provengono gli immigrati, ma una
volta sul nostro territorio nazionale, gli immigrati sono persone da accogliere, persone
di cui riconoscere e difendere i diritti fondamentali”.
Ma è ribadendo che
la riscoperta della Parola di Dio, “capace di vincere il pessimismo e l'individualismo
che tendono a chiudere la società contemporanea”, che mons. Crociata ha aperto la
presentazione del comunicato finale dei lavori. Ha messo in evidenza che l’indebolimento
del senso di Dio produce un affievolimento del senso dell’uomo e di riflesso, dell’etica,
che non tarda a manifestare i suoi effetti negativi anche sul piano sociale ed economico.
Da qui, il ruolo educativo della Chiesa quale autentico punto di riferimento sul territorio:
“Attraverso
questo compito educativo che abbraccia tutte le attività della Chiesa: quelle esplicitamente
evangelizzatrici, quelle esplicitamente educative nei confronti delle nuove generazioni,
all’attività di solidarietà e di carità, alla celebrazione stessa. Tutte le attività
della Chiesa concorrono a trasmettere, una presenza di Dio stesso in Cristo, che si
rende continuamente attivo e presente”.
Centrale, per i vescovi, la solidarietà,
rivolta in particolare a sostegno delle famiglie in difficoltà, che sarà rilanciata
attraverso un’iniziativa nazionale. Infine, sollecitato dai giornalisti, sulla revoca
della scomunica nei confronti della Fraternità San Pio X, il segretario generale della
Cei ha ribadito la necessità della piena accettazione del Concilio Vaticano II.