Messaggio per la Quaresima. Il Papa invita a riscoprire il vero digiuno cristiano
che apre a Dio e al prossimo: quanto si toglie a sé stessi si dia ai poveri
Il vero digiuno è finalizzato a non vivere più per se stessi ma ad aprire il cuore
a Dio e al prossimo: è quanto afferma Benedetto XVI nel Messaggio per la Quaresima
di quest’anno in cui invita a riscoprire questa antica pratica penitenziale. Il servizio
di Sergio Centofanti:
Il Papa
esorta a riscoprire il valore e le ragioni profonde del digiuno cristiano. Non si
tratta di una pratica moralistica, l’osservanza scrupolosa di una legge religiosa,
con il cuore lontano da Dio, come facevano i farisei. Né si tratta di “una misura
terapeutica per la cura del proprio corpo”, come impone una certa cultura “segnata
dalla ricerca del benessere materiale”. “Digiunare – afferma il Papa - giova certamente
al benessere fisico, ma per i credenti è in primo luogo una ‘terapia’ per curare tutto
ciò che impedisce loro di conformare se stessi alla volontà di Dio”. Infatti, come
dice Gesù “rispondendo a satana, al termine dei 40 giorni passati nel deserto … ‘non
di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio’ (Mt 4,4).
Il vero digiuno è dunque finalizzato a mangiare il ‘vero cibo’, che è fare la volontà
del Padre”. Il digiuno del corpo si trasforma in “fame e sete di Dio”. E’ una forma
di ascesi che aiuta “ad evitare il peccato e a crescere nell’intimità con il Signore”
come indicava Sant’Agostino, “che ben conosceva le proprie inclinazioni negative”
che definiva “nodo tortuoso e aggrovigliato”. Questa pratica ascetica diventa “un’arma
spirituale per lottare contro ogni eventuale attaccamento disordinato a noi stessi.
Privarsi volontariamente del piacere del cibo e di altri beni materiali – sottolinea
Benedetto XVI - aiuta il discepolo di Cristo a controllare gli appetiti della natura
indebolita dalla colpa d'origine, i cui effetti negativi investono l'intera personalità
umana”. E’ quindi un invito alla sobrietà, come esorta un antico inno liturgico quaresimale:
“Usiamo in modo più sobrio parole, cibi, bevande, sonno e giochi, e rimaniamo con
maggior attenzione vigilanti". Una forma di mortificazione del proprio egoismo che,
nutrita di preghiera e seguita dall’elemosina, apre il cuore all’amore di Dio e del
prossimo. Infatti, il digiuno non è fine sé stesso: è scegliere “liberamente di privarci
di qualcosa per aiutare gli altri”. Così – rileva il Papa - “mostriamo concretamente
che il prossimo in difficoltà non ci è estraneo”. Di qui l’appello alle parrocchie
e alle comunità ecclesiali a “mantenere vivo” l’atteggiamento di “accoglienza e di
attenzione verso i fratelli” promuovendo “speciali collette” in Quaresima, per dare
ai poveri quanto è stato messo da parte grazie al digiuno.