Il Papa nella Giornata della vita consacrata: il religioso sia tutto di Gesù per essere
di tutti
La ricchezza della missione apostolica di San Paolo e la vita consacrata ispirata
ai consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza. Sono i cardini del discorso
di Benedetto XVI al termine della Messa, in San Pietro, per la Festa della Presentazione
di Gesù al Tempio, XIII Giornata della vita consacrata. A presiedere la Liturgia eucaristica,
incastonata nella ricorrenza dell’Anno Paolino, il cardinale Franc Rodè, prefetto
della Congregazione per gli Istituti di vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica,
il quale nell’indirizzo di omaggio al Papa, ha sottolineato che la testimonianza di
Paolo di Tarso è guida di speranza. Massimiliano Menichetti: La
Basilica di San Pietro avvolta dal buio spezzato dalle candele che gradatamente si
sono accese dando inizio alla Liturgia della Luce, poi la processione e l’avvio della
Celebrazione per la Festa della Presentazione di Gesù al Tempio. Benedetto XVI, nel
saluto per la XIII Giornata della vita consacrata, ha chiesto ai religiosi e alle
religiose di portare nella Chiesa e nel mondo la luce di Dio ed ha indicato come prezioso
testimone della sequela di Cristo, Paolo di Tarso, l’Apostolo delle Genti: "Che
cos’è infatti la vita consacrata se non un’imitazione radicale di Gesù, una totale
'sequela' di Lui? Ebbene, in tutto ciò Paolo rappresenta una mediazione pedagogica
sicura: imitarlo nel seguire Gesù, carissimi, è via privilegiata per corrispondere
fino in fondo alla vostra vocazione di speciale consacrazione nella Chiesa". Articolando
la sostanza della vita consacrata ispirata ai consigli evangelici di povertà, castità
e obbedienza, il Papa ha rimarcato come in San Paolo, che “ha donato il cuore al Signore
in maniera indivisa”, sia presente la totale gratuità e concreta solidarietà verso
i fratelli nel bisogno e che “accogliendo la chiamata di Dio alla castità”, “per poter
servire con ancor più grande libertà e dedizione”, “egli offre un sicuro riferimento
di condotta”, così come l’obbedienza ne ha animato, plasmato e consumato l’intera
esistenza. Centrale, ha detto il Papa, anche un “altro aspetto della vita consacrata
di Paolo” la missione, perché” Egli è tutto di Gesù per essere, come Gesù, di tutti”:
"A lui, così strettamente unito alla persona di Cristo,
riconosciamo una profonda capacità di coniugare vita spirituale e azione missionaria;
in lui le due dimensioni si richiamano reciprocamente. E così, possiamo dire che egli
appartiene a quella schiera di 'mistici costruttori', la cui esistenza è insieme contemplativa
ed attiva, aperta su Dio e sui fratelli per svolgere un efficace servizio al Vangelo". Il
Papa ha poi evidenziato “il coraggio dell’Apostolo” “nell’affrontare prove terribili,
fino al martirio” e la “fiducia incrollabile in Cristo”: "La sua esperienza
spirituale ci appare così come la traduzione vissuta del mistero pasquale, che egli
ha intensamente investigato ed annunciato come forma di vita del cristiano. Paolo
vive per, con e in Cristo. 'Sono stato crocifisso con Cristo – egli scrive -, e non
vivo più io, ma Cristo vive in me'; e ancora: 'per me infatti il vivere è Cristo e
il morire un guadagno'". Quindi l’invito ad alimentare quotidianamente
la Parola di Cristo, meditandola e “facendone la radice d’ogni azione e il criterio
primo d’ogni scelta” ed ha augurato che l’Anno Paolino alimenti il proposito di accogliere
la testimonianza di san Paolo: "Egli vi aiuti inoltre a realizzare
il vostro servizio apostolico nella e con la Chiesa con uno spirito di comunione senza
riserve, facendo dono agli altri dei propri carismi, e testimoniando in primo luogo
il carisma più grande che è la carità". E prima di impartire la Benedizione
apostolica il Papa ha ricordato che il fulcro della Liturgia esorta a guardare alla
Vergine Maria, la “Consacrata” per eccellenza.