2009-02-02 15:04:08

Ricostruire le scuole per i bambini del Myanmar: lo scopo del premio "Prima di tutto la vita" assegnato alla memoria di Chiara Lubich


Assegnato alla memoria di Chiara Lubich il XII premio “Prima di tutto la vita”, promosso dall’Associazione “Progetto Agata Smeralda” che si occupa di sostegno a distanza di bambini di diverse nazioni. Il premio, consegnato ieri a Firenze al Movimento dei Focolari dall’arcivescovo mons. Giuseppe Betori, consiste in oltre cinquemila euro che serviranno per favorire la scolarizzazione dei bambini del Myanmar, devastato lo scorso maggio dal ciclone Nargis. Sulla situazione del Paese asiatico e sugli aiuti che il movimento sta attuando nell’ex Birmania Adriana Masotti ha intervistato Marcella Sartarelli, italiana che da anni vive nel centro dei focolari di Yangon:RealAudioMP3



R. - Questi soldi sono proprio benvenuti. Sono trascorsi già tanti mesi dopo il passaggio del ciclone Nargis, che ha fatto questi danni enormi, e le necessità sono ancora tantissime. Questa somma in arrivo ci permetterà di continuare quello che è stato già iniziato: in particolare, per aiutare i bambini a tornare a scuola. Perchè gli aiuti che sono stati dati inizialmente erano cibo, vestiario, medicinali: c’era la priorità delle abitazioni e poi quella di dare la possibilità alla gente di lavorare. C’erano da offrire strumenti di lavoro, specie per la pesca - vasche, reti - e semi la terra.

 

D. - E ora forse è arrivato il momento anche della ricostruzione delle scuole...

 

R. – Sì, infatti. Per scuole lì si intende sempre un grande capannone, una costruzione di legno con il tetto di zinco, oppure si tratta di realizzare magari i servizi che non c’erano, oppure distribuire il materiale scolastico, le divise. Questo aiuto che abbiamo dato finora è stato veramente suddiviso di villaggio in villaggio. E andando di villaggio in villaggio siamo riusciti a raggiungere e aiutare 15 mila persone.

 

D. - Nel Myanmar, la religione maggiormente diffusa è il buddismo, ma sono presenti anche i cristiani. Che tipo di rapporto esiste tra gli appartenenti alle diverse fedi?

 

R. - In genere, si vive tranquillamente: c’è tolleranza, ma c’è anche indifferenza. Quello che è successo adesso con questo ciclone ha un po’ rimosso questa situazione, c’è stata come un’apertura al dialogo, all’amicizia, proprio perché bisognava fare le cose insieme.

 

D. - Più in particolare come vivono nel Paese i cattolici?

 

R. - La Chiesa cattolica è diffusa in tutto il territorio. Ci sono 12 diocesi e una Chiesa viva con tante vocazioni, una Chiesa di persone forti. Poi, naturalmente, è anche una Chiesa povera, perché i problemi fondamentali sono questi nel Paese: manca l’acqua potabile, manca l’elettricità, mancano le strade e quindi la vita è abbastanza dura. Però, la gente è molto, molto sensibile alla religione. Dunque, è una Chiesa che sicuramente ha un futuro.

 

D. - L’Unione Europea e gli Stati Uniti da tempo hanno imposto pesanti sanzioni contro la giunta militare al potere nel Myanmar. Tra l’altro, in questo momento nel Paese è in crisi anche l’industria del turismo: problemi che si aggiungono a problemi...

 

R. - Tanti vivono di questo, soprattutto di artigianato, sono guide turistiche, hanno piccoli alberghi, ristoranti. Tante fabbriche sono state chiuse proprio per questo stop ai prodotti made in Myanmar, ma questo vuol dire mandare a casa tantissima gente. Alla miseria che già c’è, se ne aggiunge altra. Queste sanzioni non so a cosa servano. Secondo me, bisogna cercare il dialogo in tutti i modi. Chiudere la porta a qualcuno non serve mai, fa solo soffrire un popolo che già soffre e che quindi non se lo merita.








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