Benedetto XVI all'Angelus: Gesù soffre e muore in croce per amore. In questo modo
ha dato senso alla nostra sofferenza
Benedetto XVI all’Angelus ha sottolineato il valore della vita ed il senso della sofferenza
ricordando come Gesù abbia sofferto e sia morto in croce per amore. Di seguito, le
parole del Papa all’Angelus:
Cari fratelli e sorelle!
Quest’anno,
nelle celebrazioni domenicali, la liturgia propone alla nostra meditazione il Vangelo
di san Marco, del quale una singolare caratteristica è il cosiddetto “segreto messianico”,
il fatto cioè che Gesù non vuole che per il momento si sappia, al di fuori del gruppo
ristretto dei discepoli, che Lui è il Cristo, il Figlio di Dio. Ecco allora che a
più riprese ammonisce sia gli apostoli, sia i malati che guarisce di non rivelare
a nessuno la sua identità. Ad esempio, il brano evangelico di questa domenica (Mc
1,21-28) narra di un uomo posseduto dal demonio, che all’improvviso si mette a gridare:
“Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo
di Dio!”. E Gesù gli intima: “Taci! Esci da lui!”. E subito, nota l’evangelista, lo
spirito maligno, con grida strazianti, uscì da quell’uomo. Gesù non solo scaccia i
demoni dalle persone, liberandole dalla peggiore schiavitù, ma impedisce ai demoni
stessi di rivelare la sua identità. Ed insiste su questo “segreto” perché è in gioco
la riuscita della sua stessa missione, da cui dipende la nostra salvezza. Sa infatti
che per liberare l’umanità dal dominio del peccato, Egli dovrà essere sacrificato
sulla croce come vero Agnello pasquale. Il diavolo, da parte sua, cerca di distoglierlo
per dirottarlo invece verso la logica umana di un Messia potente e pieno di successo.
La croce di Cristo sarà la sua rovina, ed è per questo che Gesù non smette di insegnare
ai suoi discepoli che per entrare nella sua gloria deve patire molto, essere rifiutato,
condannato e crocifisso (cfr Lc 24,26), essendo la sofferenza parte integrante della
sua missione.
Gesù soffre e muore in croce per amore.
In questo modo, a ben vedere, ha dato senso alla nostra sofferenza, un senso che molti
uomini e donne di ogni epoca hanno capito e fatto proprio, sperimentando serenità
profonda anche nell’amarezza di dure prove fisiche e morali. E proprio “la forza della
vita nella sofferenza” è il tema che i Vescovi italiani hanno scelto per il consueto
Messaggio in occasione dell’odierna Giornata per la Vita. Mi unisco di cuore alle
loro parole, nelle quali si avverte l’amore dei Pastori per la gente, e il coraggio
di annunciare la verità, il coraggio di dire con chiarezza, ad esempio, che l’eutanasia
è una falsa soluzione al dramma della sofferenza, una soluzione non degna dell’uomo.
La vera risposta non può essere infatti dare la morte, per quanto “dolce”, ma testimoniare
l’amore che aiuta ad affrontare il dolore e l’agonia in modo umano. Siamone certi:
nessuna lacrima, né di chi soffre, né di chi gli sta vicino, va perduta davanti a
Dio.
La Vergine Maria ha custodito nel suo cuore
di madre il segreto del suo Figlio, ne ha condiviso l’ora dolorosa della passione
e della crocifissione, sorretta dalla speranza della risurrezione. A Lei affidiamo
le persone che sono nella sofferenza e chi si impegna ogni giorno al loro sostegno,
servendo la vita in ogni sua fase: genitori, operatori sanitari, sacerdoti, religiosi,
ricercatori, volontari, e molti altri. Per tutti preghiamo.