Giornata per la vita in Italia. I vescovi: aborto ed eutanasia, false risposte al
dolore
Domani viene celebrata in Italia la 31.ma Giornata per la Vita, indetta nel 1979 dalla
Conferenza episcopale italiana in seguito all’introduzione della legge sull’aborto.
Tema di questa edizione, tratto dal messaggio dei vescovi, è “La forza della vita
nella sofferenza”. Aborto ed eutanasia - afferma il messaggio - sono false risposte
a situazioni di sofferenza: "al dolore non si risponde con altro dolore", non si risponde
generando "ulteriore sofferenza". I vescovi invitano alla speranza e a non lasciare
mai solo chi soffre. In questo modo il dolore, per quanto inspiegabile, genera la
vita. Gabriella Ceraso ha raccolto la testimonianza di Paola Bonzi,
responsabile del Centro di aiuto alla vita della clinica Mangiagalli di Milano, la
prima ad effettuare aborti in Italia:
R. – Anche
nella sofferenza in solitudine credo che ci sia vita. Io parto dalla mia esperienza
personale: ho perso la vista quando avevo 23 anni e una bimba di quattro mesi, e dopo
qualche mese aspettavo il mio secondo figlio, con pareri molto contrari da tutti i
medici. Però, per me, questa sofferenza ha generato un figlio di 4 kg e 250 grammi,
e che oggi è veramente l’espressione della vitalità; quindi, direi che la sofferenza
è fertile, se naturalmente riusciamo a non disperare.
D.
– Ha mai pensato all’aborto, come soluzione possibile per le difficoltà e per la sofferenza
che stava vivendo?
R. – Quando mi mettevano davanti
tutti i guai a cui sarei andata incontro, certamente soffrivo; però, ho sempre creduto
nel valore della vita.
D. – Quando la riposta ad
uno stato, ad un’esistenza infelice, è l’aborto – scrivono i vescovi – si genera ulteriore
sofferenza, cioè si risponde ad una sofferenza con un altro dolore; è questo quello
che accade, e voi come rispondete?
R. – Se lei vede
le persone in attesa dell’interruzione di gravidanza, ce ne sono tantissime che piangono;
stanno soffrendo per il fatto che rinunciano alla vita del loro figlio. Si risponde
mettendosi a disposizione di queste persone, cercando di dire “va bene, non avrà più
la casa, bene, io la ospito; non ci sarà più il lavoro e stabiliremo un minimo che
le consentirà di vivere”. A sofferenza concreta si risponde con altrettanta concretezza.
D.
– La gente è disposta a rischiare, pur di dare spazio alla vita?
R.
– Molto spesso sì. Sono la prima a meravigliarmi, perché sinceramente non è che con
300 euro al mese – seppure per 18 mesi – noi cambiamo la vita delle persone, però
è come un gesto per dire “io ci sono”, e devo dire che quando arrivano, nove su dieci
cambiano idea.
Sarà il cardinale Zenon Grocholewski,
prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, a presiedere la veglia per
la Giornata della Vita organizzata dagli studenti dell’Università Cattolica di Roma,
che si terrà questa sera presso la Chiesa Centrale dell’Ateneo del Sacro Cuore. L’incontro,
che vede anche la partecipazione della segreteria nazionale del Movimento per la Vita,
sarà introdotto da mons. Sergio Lanza, assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo
del Sacro Cuore. Il servizio di Marina Tomarro:
Difendere
la vita sempre: con questo pensiero comune, stasera, gli studenti dell’Università
Cattolica di Roma, si riuniranno per una veglia di preghiera insieme ad associazioni
di volontariato collegati alla sede universitaria ed al Policlinico Gemelli. Ma perché
i ragazzi hanno voluto realizzare questo incontro? Ascoltiamo Simona D’Ippolito
studentessa di odontoiatria presso l’Università Cattolica:
"Abbiamo
deciso di fare questa veglia perché è un modo per trasmettere, a tutto il mondo e
a tutti i malati, che noi studenti siamo presenti, che noi condividiamo con loro il
dolore e le varie forme in cui si manifesta, quindi, a partire dai più piccoli fino
ai più grandi e agli anziani. Vogliamo mandare un messaggio anche di speranza, perché
è proprio la speranza che spesso dà la forza, alle persone malate ed afflitte, di
andare avanti. Sono molto contenta che con me ci siano anche altri studenti che possono
condividere la stessa esperienza".
Ascoltiamo ora
la testimonianza di Daniele Coraci studente di medicina alla
Cattolica:
"Difendere la vita, sicuramente,
dal concepimento fino al suo termine naturale, credo che sia l’obiettivo che tutti
gli esseri umani si debbano porre. Naturalmente, come studente di medicina, tento
di far capire, per quanto mi è possibile, ad amici, alle persone che conosco, che
questa vita è veramente un grande dono, un dono bellissimo e, di conseguenza, sarebbe
stupido ed egoistico non preservarla”.