Bolivia: smentita la candidatura del cardinale Terrazas alla presidenza del Paese
In una breve nota, la Conferenza episcopale della Bolivia ha negato in modo categorico
che il suo presidente, l’arcivescovo di Santa Cruz, cardinale Julio Terrazas, abbia
espresso mai intenzioni di candidarsi a capo di Stato. La notizia, che in realtà è
un’invenzione senza alcun fondamento, è circolata insistentemente ieri sulla stampa
locale ma anche internazionale. Dato che la Carta costituzionale, approvata nel referendum
di domenica scorsa con una maggioranza dei consensi, obbliga tutte le cariche ottenute
attraverso elezioni popolari ad una verifica del loro mandato a dicembre prossimo,
alcune testate hanno affermato che l’avversario del presidente Evo Morales poteva
essere proprio il porporato “che già preparava la sua candidatura”. I vescovi hanno
negato qualsiasi veridicità di queste affermazioni, mettendo in dubbio la serietà
delle fonti e lamentando al tempo stesso un modo di agire poco serio e insidioso.
“La persona del cardinale e la sua importante missione pastorale - scrivono i presuli
- non può essere usata nel gioco d’informazione irresponsabile”. Da parte sua, un
comunicato dell’arcivescovato di Santa Cruz nel smentire la notizia, assurda e chiaramente
pretestuosa, sostiene che sia del tutto falso che alcuni dirigenti del Movimento nazionalista
rivoluzionario (MNR) abbiano mai chiesto udienza al cardinale Terrazas, come assicurano
alcuni organi di stampa per sostenere la fondatezza delle loro affermazioni. “La missione
della Chiesa - conclude il comunicato dei vescovi boliviani - non ha nulla a che
vedere con qualsiasi progetto politico e partitico. La Chiesa cattolica e i suoi rappresentanti
sono al servizio del Regno di Dio e la loro missione consiste in illuminare e orientare
i progetti umani a partire dai principi e valori del Vangelo e della Dottrina sociale
della Chiesa”. “Infine – sottolineano i presuli - vogliamo ribadire ancora una volta
la nostra richiesta di rispetto verso la persona e le funzioni del cardinale, prima
autorità della Chiesa boliviana, anche perché queste manipolazioni politiche offendono
la comunità cattolica nel suo insieme”. (A cura di Luis Badilla)