Thailandia e Indonesia negano lo status di rifugiati ai profughi birmani Rohingya
I profughi di etnia Rohingya, intercettati nelle acque territoriali della Thailandia,
sono “immigrati irregolari” non “rifugiati”, e non sarà concesso loro il visto di
ingresso nel Paese. È quanto precisa oggi il governo thai sulla vicenda dei profughi
birmani Rohingya, in fuga dal Paese perché perseguitati dalla dittatura e privati
del diritto d’asilo da Thailandia e Indonesia. “Non ci sono ragioni per credere che
questi migranti abbiano lasciato il Paese d’origine perché vittime di persecuzioni,
dimostrate da prove inconfutabili” sottolinea Bangkok in un comunicato che difende
la politica del governo verso questi rifugiati. I Rohingya - riferisce l'agenzia AsiaNews
- sono una minoranza etnica di fede musulmana diffusa al confine fra Myanmar e Bangladesh;
essi si concentrano nello stato di Rakhine – un tempo chiamato Arakan – nella Birmania
occidentale e sono vittime di persecuzioni e abusi perpetrati dalla dittatura militare
birmana. Negli ultimi due mesi si stima siano annegati oltre 550 dei 1000 profughi,
abbandonati dall’esercito thailandese nelle acque internazionali a bordo di canoe
improvvisate e sprovviste di motore o di vela. I militari e il governo insistono nella
versione ufficiale, secondo cui gli uomini hanno ricevuto “un adeguato trattamento
in termini di cibo e acqua” e respingono le accuse di maltrattamento. Oggi la Corte
thailandese ha incriminato 62 profughi con l’accusa di “immigrazione irregolare”,
alimentando i timori di un loro possibile rimpatrio in Myanmar. In caso di rientro
nel Paese d’origine, essi subirebbero nuove persecuzioni, torture e uccisioni. Il
tribunale di Ranong ha inoltre inflitto loro una sanzione amministrativa di 1000 bath,
pari a 30 dollari Usa, somma che nessuno di loro può pagare. Per questo il giudice
ha commutato la pena in cinque giorni di carcere. Gli uomini arrestati fanno parte
di un gruppo di 78 profughi recuperati il 26 gennaio nel mare di Andaman, al largo
delle coste sud-occidentali della Thailandia, molti dei quali presentano segni di
bruciature e ferite che essi attribuiscono alle torture ricevute dai militari birmani.
Il 24 gennaio scorso anche l’Indonesia ha negato l’asilo a 193 migranti Rohingya approdati
sulle sue coste il 7 gennaio, provenienti da Myanmar e Bangladesh. Il ministro per
gli Esteri Hassan Wirayuda ha motivato la decisione spiegando che si tratta di “migranti
economici che non hanno diritto ad asilo politico”. (R.P.)