Italia: Pax Christi celebra il 50.mo dell'annuncio del Concilio
Sono trascorsi 50 anni dall’annuncio dell’indizione del Concilio Vaticano II da parte
di Papa Giovanni XXIII, il 25 gennaio 1959. In memoria di quell’evento, Pax Christi
Italia ha tenuto nei giorni scorsi il suo Consiglio Nazionale, svoltosi a Tavarnuzze,
in provincia di Firenze. Il Concilio Vaticano II, si legge nel comunicato finale dell’incontro,
“costituì una nuova primavera per la Chiesa, che seppe trovare, al proprio interno,
energie fresche e insospettate per portare, con parole attuali e perciò comprensibili,
agli uomini e alle donne del nostro tempo, l’annuncio antico e pur sempre nuovo del
Vangelo”. L’assise conciliare, continua la nota, “seppe leggere i segni dei tempi,
non più come una minaccia, ma quale invito sollecito e creativo dello Spirito, affinché
“le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri
soprattutto e di tutti coloro che soffrono”, fossero “pure le gioie e le speranze,
le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo” e perché nulla di genuinamente
umano non trovasse eco nel loro cuore (Gaudium et Spes 1)”. Per questo, Pax Christi
Italia “riafferma la profonda convinzione della perenne validità di quell’evento,
unita alla consapevolezza che molte delle intuizioni e delle direttive conciliari
attendono ancora di essere pienamente realizzate”. Tra queste, il Movimento cattolico
per la pace ne individua soprattutto due: “la necessità di un mutuo rispetto e sincero
apprezzamento tra i credenti delle diverse tradizioni religiose (Nostra Aetate) e
l’inalienabile diritto di professare e celebrare liberamente la propria fede (Dignitatis
Humanae)”. Inoltre, il Consiglio nazionale ha individuato nella tematica conciliare
il principio ispiratore del prossimo Congresso, si terrà dal 24 al 26 aprile 2009.
La scelta del tema, conclude la nota, è dovuta alla consapevolezza che “soltanto in
una prospettiva di fede si possa cogliere e valorizzare la ricchezza delle differenti
sensibilità e carismi, componendole in quella “convivialità delle differenze” che
don Tonino Bello ci ha indicato quale strumento irrinunciabile per comporre insieme
il mosaico della Pace”. (I.P.)