Indigeni protagonisti al Forum di Belém. A Davos apre il Forum dei Grandi
Inaugurato ieri festosamente con una Marcia per le strade di Belém, guidata da migliaia
di indigeni giunti da tutto il Pianeta - a cui è stata dedicata la prima Giornata
- il World Social Forum, dove fino a domenica nello Stato del Parà in Brasile sono
attese oltre 100 mila persone, di 5000 organizzazioni di 150 Paesi, per animare gli
innumerevoli eventi previsti. Qui a Belém in Brasile e non a Davos in Svizzera - dove
si è aperto invece oggi l’antagonista World Economic Forum - i leader latinoamericani
- il presidente brasiliano da Silva, quello venezuelano, Chavez, l'ecuadoriano Correa,
il paraguayano Lugo, e il boliviano Morales - si sono dati appuntamento per discutere
le contromisure atte a fronteggiare la crisi economica globale. Intanto nella piccola
cittadina di Davos, sotto una spessa coltre di neve, sono arrivati 2500 delegati di
un centinaio di Stati ai più alti livelli del mondo politico, economico, accademico
e della società civile per delineare il futuro prossimo, tra paure e speranze. Nella
prima affollatissima sessione - stamane – economisti di vari Paesi si sono interrogati
su come superare lo stallo nella crescita economica. Gli stimoli fiscali dei Governi
– è stato detto – sono necessari ma non bastano a risolvere la crisi finanziaria mondiale.
Bisogna evitare il protezionismo, che sta riemergendo, coordinare le azioni da intraprendere
– sono tutti convinti – anche per spostare risorse dai Paesi industrializzati a quelli
in via di sviluppo e soprattutto fare pulizia nei bilanci bancari eliminando gli asset
cosidetti ‘tossici’ e dare poi nuove regole alla finanza. Sulle cifre, difficile per
tutti fare previsioni. Davos, Belem: è forse giunto il momento di fare cadere la barriere
tra i due Forum perché si dialoghi dall’alto e dal basso allo scopo di offrire un
futuro migliore a tutta l’umanità. (A cura di Roberta Gisotti)