Il Papa all'udienza generale: nessuno neghi la tragedia dell'Olocausto. E ai vescovi
lefebvriani: fedeltà al Concilio Vaticano II
Una condanna categorica di ogni tesi negazionista dell’Olocausto è stata pronunciata
stamani da Benedetto XVI all’udienza generale in Aula Paolo VI. Il Papa oltre a soffermarsi
sulla Shoah, di cui si è celebrata ieri la Giornata internazionale della memoria,
ha spiegato il significato della revoca della scomunica ai 4 vescovi della Fraternità
San Pio X, esortandoli ad essere fedeli al Concilio Vaticano II. E, ancora, il Pontefice
ha augurato ogni bene al nuovo Patriarca ortodosso di Mosca e di tutte le Russie,
Kirill. La parte catechetica dell’udienza generale era stata dedicata dal Pontefice
alle Lettere paoline a Tito e Timoteo. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Nell’omelia
pronunciata all’inizio del Pontificato, ha ricordato Benedetto XVI, ho affermato che
è “esplicito” compito del Pastore “la chiamata all’unità”. Proprio in adempimento
di questo servizio all’unità, che qualifica in modo specifico il ministero di Successore
di Pietro, ha aggiunto, “ho deciso giorni fa di concedere la remissione della scomunica
in cui erano incorsi i quattro vescovi ordinati nel 1988 da mons. Lefebvre senza mandato
pontificio”:
“Ho compiuto questo atto di paterna
misericordia, perché ripetutamente questi presuli mi hanno manifestato la loro viva
sofferenza per la situazione in cui si erano venuti a trovare. Auspico che a questo
mio gesto faccia seguito il sollecito impegno da parte loro di compiere gli ulteriori
passi necessari per realizzare la piena comunione con la Chiesa, testimoniando così
vera fedeltà e vero riconoscimento del magistero e dell’autorità del Papa e del Concilio
Vaticano II”.
(applausi)
In
questi giorni, nei quali ricordiamo la Shoah, il Pontefice è poi tornato con la memoria
alla sua visita al campo di sterminio ad Auschwitz, uno dei lager, ha ricordato, “nei
quali si è consumato l’eccidio efferato di milioni di ebrei, vittime innocenti di
un cieco odio razziale e religioso”. E qui ha rivolto un vibrante appello affinché
la tragedia dell’Olocausto non sia mai dimenticata:
“Mentre
rinnovo con affetto l’espressione della mia piena ed indiscutibile solidarietà con
i nostri fratelli destinatari della Prima Alleanza, auspico che la memoria della Shoah
induca l’umanità a riflettere sulla imprevedibile potenza del male quando conquista
il cuore dell’uomo. La Shoah sia per tutti monito contro l’oblio, contro la negazione
o il riduzionismo, perché la violenza fatta contro un solo essere umano è violenza
contro tutti. Nessun uomo è un’isola, ha scritto un noto poeta. La Shoah insegna specialmente,
sia alle vecchie sia alle nuove generazioni, che solo il faticoso cammino dell’ascolto
e del dialogo, dell’amore e del perdono conduce i popoli, le culture e le religioni
del mondo all’auspicato traguardo della fraternità e della pace nella verità. Mai
più la violenza umili la dignità dell’uomo!”
(applausi)
Il
Papa ha quindi voluto esprimere i suoi auguri al nuovo Patriarca ortodosso di Mosca
e di tutte le Russie Kirill, all’indomani dell’elezione:
“Invoco
su di lui la luce dello Spirito Santo per il generoso servizio alla Chiesa ortodossa
russa, affidandolo alla speciale protezione della Madre di Dio”. Prima
di queste parole, il Pontefice, nella catechesi, si era soffermato sulle lettere pastorali
di San Paolo a Tito e Timoteo. Due epistole, ha detto, dalle quali i cristiani di
oggi possono trarre molti fruttuosi insegnamenti. In particolare, ha costatato, l’Apostolo
delle Genti affronta in questi testi alcuni degli errori che si stavano diffondendo
nelle prime comunità cristiane. Ad esempio, una lettura sbagliata della Sacra Scrittura
“come oggetto di curiosità storica”, mentre va sempre letta in colloquio con lo Spirito
Santo. Per la prima volta, ha aggiunto, in queste lettere c’è un’approfondita
riflessione sulla struttura ministeriale della Chiesa con l’indicazione dei tre ordini:
episcopi, presbiteri e diaconi. E a proposito dei pastori, citando la lettera a Timoteo,
il Papa ha ribadito che il vescovo deve essere benevolo, prudente, capace di
insegnare e indulgente. Parole corredate da un’esortazione ai pastori e ai fedeli
di oggi: “Preghiamo alla fine il Signore e San Paolo, perché
anche noi, come cristiani, possiamo sempre più caratterizzarci in rapporto alla società
in cui viviamo come membri della famiglia di Dio. E preghiamo anche perché i pastori
della Chiesa acquisiscano sempre più sentimenti paterni, insieme teneri e forti, della
formazione della casa di Dio, della comunità della Chiesa”. Ancora,
il Pontefice ha spiegato che da queste lettere emerge che la Chiesa, la cui missione
è universale, è colonna e sostegno della fede, della verità. Ed ha ribadito la centralità
della Scrittura e della Tradizione nella vita del cristiano.
L’udienza
generale è stata allietata da un festoso spettacolo offerto dai giocolieri del Circo
Medrano. Al termine dell’esibizione il Papa ha ringraziato gli artisti circensi ed
ha accarezzato un piccolo leoncino. Quindi, al termine dell’udienza, nell’Auletta,
Benedetto XVI ha impartito la Benedizione ad una pala d’Altare destinata alla
Basilica degli Armeni cattolici di Gerusalemme. E, ancora, il Santo Padre ha ricevuto
una lettera e un dono dal ministro della Giustizia della Repubblica ceca, Jiří Pospíšil,
in occasione della presidenza ceca del Consiglio dell’Unione Europea.