In visita "ad Limina" da Benedetto XVI i vescovi della Russia. Intervista con mons.
Paolo Pezzi
Tra le udienze che hanno impegnato q uesta mattina Benedetto XVI, anche quelle con
i vescovi della Russia, che da oggi a giovedì prossimo vivranno la loro visita ad
Limina. L'arcicvescovo della Madre di Dio a Mosca, Paolo Pezzi - tra i
presuli ricevuti oggi dal Papa - parla, al microfono di Davide Dionisi, della
situazione attuale della Chiesa cattolica in Russia a partire dalla rinascita avvenuta
con la fine dell'ex regime sovietico:
R.
- La ricostituzione, anche formale, delle comunità cattoliche attorno ai vescovi e
ai sacerdoti nelle parrocchie: questo mi pare sia stato il fenomeno più significativo
e anche più commovente. Il vedere riemergere queste comunità, dopo anni di vero e
proprio martirio e persecuzione, con una passione per il cristianesimo, per Cristo
e perciò per l’uomo e la fedeltà a vescovi in fondo sconosciuti. Un’altra tappa che
ritengo importante è stata la riapertura del seminario a San Pietroburgo, l’unico
seminario che prepara i sacerdoti per tutta la Russia. (...)
D.
- Nel 1997, è stata introdotta una legge sui culti che all’epoca fu contestata, tra
gli altri, anche dalla Chiesa cattolica in quanto troppo restrittiva. Come è la situazione
della libertà religiosa nel Paese oggi e quali i rapporti con lo Stato?
R.
- Vi sono le stesse difficoltà che si possono trovare in diversi Paesi occidentali.
Il cristianesimo trova sempre in questo mondo un contrasto. Direi invece che - anche
se non manca qualche difficoltà con alcune autorità locali - i rapporti con lo Stato
sono per lo più buoni e siamo stati anche aiutati quando sono sorte difficoltà soprattutto
per i nostri sacerdoti stranieri chiamati a svolgere il loro ministero in Russia.
D.
- C’è poi il capitolo dei rapporti con la Chiesa ortodossa: in questi ultimi tempi
si avverte un clima di maggiore distensione. Cosa ci può dire in proposito?
R.
- Posso dire, innanzitutto, che c’è una crescente preoccupazione comune perché il
cristianesimo non si allontani dalla società civile, ma tenda a permeare sempre di
più il tessuto sociale. La preoccupazione perché i valori evangelici siano fortemente
ancorati all’annuncio Cristo ci vede attenti l’uno verso l’altro, perché questa testimonianza
- soprattutto nell’ambito culturale e sociale - possa dare anche frutti comuni. Non
dimentichiamo che la Russia è un Paese nel quale, nonostante tanti anni di ateismo
e di aperto contrasto alla Chiesa, il cristianesimo è comunque molto radicato nel
popolo. Certo, è un cristianesimo che deve essere rivissuto coscientemente come esperienza
di fede. Inoltre, ritengo che l’intensificarsi dei colloqui e degli incontri tra esponenti
e personalità della Chiesa cattolica e della Chiesa ortodossa (…) sia anche questo
un dato significativo.
D. - A proposito invece della
vita della Chiesa in Russia, quali sono attualmente le principali sfide pastorali?
R.
- Penso che la prima grande sfida con cui dobbiamo fare i conti sia quella della presenza
cristiana nei vari ambienti. L’uomo qui in Russia, come in ogni altra parte del mondo,
ha bisogno di incontrare Cristo e di trovare perciò nell’incontro con Cristo una risposta
alla sete di significato per la propria vita. In questo, possiamo dare certamente
un contributo, come Chiesa cattolica, alla comune testimonianza con la Chiesa ortodossa.
Una seconda sfida che io considero essenziale è quella di una cura capillare della
famiglia: abbiamo bisogno come del pane di un luogo in cui un uomo possa nascere,
crescere, essere educato alla bellezza della vita, al gusto della responsabilità e
questo è la famiglia. (…) Una terza sfida è quella di incarnare sempre più l’annuncio
cristiano nella realtà in cui ci troviamo. (Montaggio a cura di Maria Brigini)