Il Pontefice ai Vespri in San Paolo: l'Apostolo delle genti modello e via per la piena
unità tra i cristiani
“La conversione di San Paolo ci offre il modello e ci indica la via per andare verso
la piena unità. L’unità infatti richiede sempre una conversione che è dono di Cristo
Risorto.” Lo ha affermato Benedetto XVI nell’omelia pronunciata ieri durante la celebrazione
dei secondi Vespri della Festa della Conversione di San Paolo Apostolo, a conclusione
della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si è svolta sul tema: “Che
formino una cosa sola nella tua mano”. Presenti al rito molti rappresentanti delle
altre Chiese e comunità ecclesiali di Roma. Il servizio di Cecilia Seppia:
(musica)
Un
invito forte a seguire Cristo in modo audace e consapevole, a continuare con perseveranza
sulla strada della piena unità, ricercando costantemente - sulle orme di colui che
fu Apostolo tra le genti - la conversione del cuore, che esige il nostro si davanti
a Dio. Lo ha rivolto ieri sera Benedetto XVI alle centinaia di fedeli riuniti nella
Basilica di San Paolo fuori le mura, incoraggiandoli a farsi conquistare da Cristo,
a correre verso di lui, per iniziare un nuovo cammino:
“In
realtà, la conversione di San Paolo non fu un passaggio dall’immoralità alla moralità,
da una fede sbagliata ad una fede corretta: fu l’essere conquistato dall’amore di
Cristo, la rinuncia alla propria perfezione, fu umiltà di chi si mette senza riserva
al servizio di Cristo per i fratelli. E solo in questa rinuncia a noi stessi, in questa
conformità con Cristo, possiamo essere uniti anche tra di noi, divenire uno in Cristo.
E’ la comunione con il Cristo risorto che ci dona l’unità”.
In
un mondo segnato da ogni genere di divisioni e alienazioni, dove - ha ribadito il
Papa - spesso prevale il tragico rumore della violenza e delle armi, la forza profetica
della parola di Dio, grazie anche all’esempio di San Paolo, non viene meno e ci ripete
che la pace, l’unità, la comunione sono possibili, così come il profeta Ezechiele
annuncia la riunificazione delle tribù di giuda e di Israele, usando l’immagine simbolica
di due legni riuniti in uno nella mano del profeta. La posizione della Chiesa, sull’esempio
di San Paolo che sotto l’azione dello Spirito Santo diventa uno strumento eletto della
predicazione dell’unità, rimane perciò quella della speranza, radicata - ha affermato
Benedetto XVI - nella volontà di Dio di trasformare la frattura e la frammentazione
in unità ed integrità, l’odio che procura morte in amore che dà vita:
“Che
deve essere segno e strumento di riconciliazione e di pace anche sul piano storico
per tutte le nazioni, l’unità che Dio dona alla sua Chiesa e per la quale noi preghiamo,
e naturalmente la comunione in senso spirituale nella fede e nella carità. Ma noi
sappiamo che questa unità in Cristo è fermento di fraternità anche sul piano sociale,
nei rapporti tra le nazioni e per l’intera famiglia umana. Perciò, la nostra preghiera
per l’unità e per la pace chiede sempre di essere comprovata da gesti coraggiosi di
riconciliazione tra noi cristiani".
Poi, il Papa si è soffermato sulla
necessità che i cristiani che vivono in Terra Santa offrano per primi testimonianza
di unità nella diversità, che deve essere considerata non un ostacolo bensì una ricchezza:
"Penso
ancora alla Terra Santa, quanto è importante che i fedeli che vivono là, come pure
i pellegrini che vi si recano, offrano a tutti la testimonianza che la diversità dei
riti e delle tradizioni non dovrebbe costituire un ostacolo al mutuo rispetto e alla
carità fraterna nelle diversità legittime di tradizione diverse. Dobbiamo cercare
l’unità nella fede”.
Esprimendo la necessità
di un impegno futuro per trovare nuove vie per la continuazione delle relazioni tra
le Chiese e le comunità ecclesiali, il Santo Padre, citando le parole contenute nel
Decreto Unitatis Redintegrazio, ha ribadito con forza che un ecumenismo vero
è possibile solo attraverso una conversione interiore. Solo il connubio tra conversione,
rinnovamento spirituale, carità verso gli altri cristiani può dar vita ad una nuova
situazione nelle relazioni ecumeniche:
“Rimane
aperto davanti a noi l’orizzonte della piena unità. Si tratta di un compito arduo,
ma entusiasmante per i cristiani, che vogliono vivere in sintonia con la preghiera
del Signore, che tutti siano uno, affinché il mondo creda. Il Concilio Vaticano II
ci ha prospettato che il santo proposito di riconciliare tutti i cristiani nell’unità
della Chiesa di Cristo, unica, supera le forze e le doti umane”.