Al via domani a Belem, in Brasile, il nono Forum sociale mondiale
Un mondo diverso è possibile. È questo il messaggio che sarà lanciato dal IX Forum
sociale mondiale che si terrà da domani al 1 febbraio prossimi nella città amazzonica
di Belem, in Brasile. Un appuntamento durante il quale si susseguiranno idee e proposte
concrete provenienti da oltre 4000 tra movimenti mondiali e ONG e dagli stessi popoli
indigeni, per far fronte a emergenze sociali e ambientali e trovare risposte nuove
alla crisi economica globale. Linda Giannattasio:
Una risposta
dal basso: è questa la soluzione proposta dai milioni di uomini e donne che lavorano
per combattere la guerra, il colonialismo ma anche il capitalismo sfrenato, la distruzione
della natura, che si incontreranno in questo Forum sociale in Amazzonia. Primo, tra
i temi di questa edizione, il problema ambientale che vede questo territorio protagonista.
Giuseppe De Marzo, presidente dell’Associazione “A Sud”, Onlus
per l’ecologia e la cooperazione: “Nel 2001, iniziammo con l’idea
che un altro mondo è possibile. Nel 2009, siamo costretti a dire che un altro mondo
è necessario ed urgente e questo ce lo determina l’agenda della crisi economica ambientale
e sociale che viviamo, scatenata proprio da modelli di sviluppo sbagliati. Per questo,
noi abbiamo scelto l’Amazzonia come luogo del Forum: una scelta non casuale, che testimonia
l’importanza - dal nostro punto di vista - che le questioni ambientali devono avere,
per coniugare un modello di sviluppo che sappia tutelare la pace, i diritti umani
e soprattutto l’ambiente. Le sfide saranno soprattutto legate ai cambiamenti climatici,
alla difesa dei beni comuni, alla biodiversità. Oggi, la prima causa di morte nel
pianeta, sono la povertà e la fame, così come la sete: dati preoccupanti, secondo
la Fao, perché continuano a crescere quindi i progetti del G8 e del G20 hanno fallito.
Noi proveremo a coniugare altre idee di sviluppo". Secondo nodo centrale
della manifestazione sarà, dunque, la messa in discussione di quei modelli ritenuti
responsabili della crisi globale. Protagonisti saranno i movimenti indigeni che propongono
il proprio modello di sviluppo ed offrono la loro risposta alla crisi. Luis Evelis
Casama, presidente del fondo indigeno latinoamericano: “Sicuramente,
le risposte ci sono e vanno cercate nel nostro stesso stile di vita. E’ uno stile
di vita che è in relazione, in armonia, con la natura. E' uno stile di vita che chiamiamo
bon vivre, che non presuppone uno sviluppo senza misure come
quello a cui siamo abituati, che rispetti l’ambiente e i diritti di tutti. Senz’altro,
si tratta di una novità molto importante. Ma una cosa fondamentale è che, per conservare
l’ambiente, è necessario anche proteggere quei popoli che hanno permesso agli ecosistemi
di giungere fino a noi: dunque, che li hanno protetti in tutti questi secoli”. Oltre
80 mila le persone iscritte, provenienti da oltre quattromila organizzazioni da 150
Paesi di tutti il mondo. Più di tremila i delegati dei popoli indigeni che daranno
vita, in occasione del Forum, alla Giornata Pan-Amazzonica. E poi, ancora, tra le
iniziative, incontri transfrontalieri, iniziative di solidarietà con Gaza, una marcia
nelle favelas ed una Fiera del commercio equo e delle economie solidali. Risposte
globali che non coinvolgeranno solo chi è a Belem: uno spazio virtuale - chiamato
"Belem expanded” - ospiterà le iniziative decentrate e le connessioni con il territorio
amazzonico, attraverso Internet, chat audio e videoconferenze, oltre alle trasmissioni
tv e radio.