La conversione di San Paolo, esempio di incontro con Cristo che ribalta la vita: così
Benedetto XVI all’Angelus
L’incontro con Cristo che ribalta completamente la vita: ne ha parlato stamane Benedetto
XVI all’Angelus, nella festa della “Conversione di San Paolo". Dopo la preghiera mariana
il Papa si è soffermato sull’odierna Giornata mondiale dei malati di lebbra e sul
Capodanno lunare nei Paesi asiatici. Poi l’incontro gioioso con i ragazzi dell’Azione
cattolica giunti a Piazza San Pietro con la “carovana della pace”. Il servizio di
Roberta Gisotti:
L’esperienza
dell’Apostolo delle genti “può essere modello di ogni autentica conversione cristiana”:
così il Papa, che oggi nel pomeriggio presiederà nella Basilica di San Paolo fuori
le Mura, un incontro di preghiera - che ha affidato a Maria - in chiusura della Settimana
per l’unità dei cristiani. Un evento ecumenico che assume particolare rilievo nell’Anno
Paolino. San Paolo – ha detto il Santo Padre - ci indica infatti “l’atteggiamento
spirituale per poter progredire nella via della comunione.” “Certo,
noi cristiani non abbiamo ancora conseguito la mèta della piena unità, ma se ci lasciamo
continuamente convertire dal Signore Gesù, vi giungeremo sicuramente”. Ha
richiamato il Papa dal Vangelo odierno la prima predicazione di Gesù in Galilea: “Il
tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino”, che ci riporta alla conversione di Paolo
sulla via di Damasco “nell’incontro col Cristo risorto; fu questo incontro a cambiargli
radicalmente l’esistenza”. “Saulo comprese – ha osservato il Papa - che la sua salvezza
non dipendeva dalle opere buone compiute secondo la legge, ma dal fatto che Gesù era
morto anche per lui – il persecutore – ed era risorto”. Convertirsi significa quindi
anche per ciascuno di noi, credere che Gesù “ha dato se stesso” per noi, morendo sulla
croce e, risorto vive con noi e in noi. "Affidandomi alla
potenza del suo perdono, lasciandomi prendere per mano da Lui, posso uscire dalle
sabbie mobili dell’orgoglio e del peccato, della menzogna e della tristezza, dell’egoismo
e di ogni falsa sicurezza, per conoscere e vivere la ricchezza del suo amore”. Dopo
la recita dell’Angelus, il pensiero di Benedetto XVI è corso nell’odierna Giornata
mondiale dei malati di lebbra a quanti soffrono e sono emarginati a causa di questa
malattia, testimoniando loro la vicinanza della Chiesa. “Mi
rallegro che le Nazioni Unite, con una recente Dichiarazione dell’Alto Commissariato
per i Diritti Umani, abbiano sollecitato gli Stati alla tutela dei malati di lebbra
e dei loro familiari”. Poi gli auguri a tutti i popoli
dell’Asia orientale che si preparano a celebrare il capodanno lunare “di vivere questa
festa nella gioia”, perché la gioia – ha sottolineato il Papa - “è l’espressione dell’essere
in armonia con se stessi: e ciò può derivare solo dall’essere in armonia con Dio e
con la sua creazione”. “Che la gioia sia sempre viva nel
cuore di tutti i cittadini di quelle Nazioni, a me tanto care, e si irradi sul mondo!”. Quindi
il saluto affettuoso del Santo Padre ai bambini e ragazzi dell’Azione cattolica e
delle parrocchie romane che hanno dato vita alla tradizionale “Carovana della Pace”
per le vie della città e giungendo a piazza San Pietro, accompagnati dal cardinale
Vicario, Agostino Vallini. Ed è stata quest’anno Miriam una bambina di 11 anni a leggere
il loro messaggio di pace, accanto al Papa, dallo studio del Palazzo apostolico.“Siamo
venuti fin qui percorrendo le strade della nostra città, con il cuore pieno di gioia
e insieme a te vogliamo gridare a tutti la nostra voglia di pace”.Benedetto
XVI ha cosi ricambiato: “Cari ragazzi, con l’aiuto di Gesù
siate sempre costruttori di pace a casa, a scuola, nello sport e dappertutto. Grazie
ancora!”. Ancora dopo i saluti nelle varie lingue,
in particolare rivolto ai pellegrini di lingua inglese, ha richiamato il recente messaggio
per la Giornata delle comunicazioni sociali sottolineando che “un saggio uso delle
tecnologie informatiche può contribuire a formare comunità capaci di promuovere la
ricerca della verità, del buono e del bello”. Infine il volo
su Piazza San Pietro di due colombe, simbolo di Pace, consegnate dal piccolo Marco
Valerio, al Papa, che le ha liberate.