Il cardinale Martino ai Cavalieri di Malta: si costruisce la pace se si cresce tutti
Presentando ieri sera il Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della
Pace 2009 ai Cavalieri di Malta nella Chiesa Magistrale di Santa Maria in Aventino
a Roma, il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale
Renato Raffaele Martino, ha richiamato alcuni nodi drammatici delle odierne povertà,
senza sciogliere i quali non è possibile oggi costruire efficacemente la pace. Il
servizio di Paolo Scappucci.
Sulla scorta del documento
papale, il porporato ha anzitutto affermato che “individuare nello sviluppo demografico
la causa della povertà nel mondo apre allo sterminio di milioni di bambini non nati
e determina l’eliminazione dei più poveri degli esseri umani”. Tra i Paesi maggiormente
sviluppati, quelli con gli indici maggiori di natalità godono di un vantaggio nelle
potenzialità di sviluppo e quindi – come rileva il Santo Padre – “la popolazione sta
confermandosi come una ricchezza e non come fattore di povertà”. Il cardinale Martino
ha poi ribadito che, se si intende veramente lottare contro la povertà e costruire
la pace, occorre mettere a disposizione anche dei popoli poveri le medicine e le cure
necessarie, riconsiderando il sistema dei brevetti e approntando campagne di educazione
a una sessualità pienamente rispondente alla dignità della persona.
Dopo
aver ricordato che i bambini sono le vittime più vulnerabili delle odierne povertà
e che le spese militari, cresciute del 45 per cento nel decennio 1998-2007, sottraggono
risorse preziose all’impegno per lo sviluppo, il Presidente di Giustizia e Pace –
sempre citando Benedetto XVI – ha sottolineato che l’attuale crisi alimentare è caratterizzata
non da insufficienza di cibo, ma dalla incapacità delle istituzioni politiche ed economiche
a fronteggiare le emergenze derivanti dalle crescenti diseguaglianze tra ricchi e
poveri. Sul tema della globalizzazione e sull’esigenza di una governance mondiale
nel segno della solidarietà, il porporato ha detto tra l’altro che “la marginalizzazione
dei poveri e le tristi condizioni della loro esistenza possono trovare nella globalizzazione
validi strumenti di riscatto solo se ogni uomo sentirà quelle ingiustizie e quelle
violazioni dei diritti umani come se fossero subite da lui stesso”. Definendo “ingiuste
e anacronistiche” le misure protettive dei Paesi industrializzati nel commercio internazionale
e ribadendo la necessità di un forte radicamento etico di tutta l’attività finanziaria
nella prospettiva del bene comune, il cardinale Martino ha riaffermato che il valore
della ricchezza dipende in misura determinante dalla capacità di produrre reddito
presente e futuro e che la lotta alla povertà ha bisogno di uomini e di donne che
vivano profondamente la fraternità e che sappiano accompagnare persone, famiglie e
comunità in percorsi di autentico sviluppo umano. Nel mondo globale di oggi è sempre
più evidente che si costruisce la pace se si cresce tutti. Il porporato ha quindi
concluso con una delle affermazioni più efficaci ed incisive del Messaggio papale:
“Solo la stoltezza può indurre a costruire un casa dorata, con attorno il deserto
o il degrado”.