Disappunto dei vescovi Usa per la scelta di Obama di finanziare con fondi federali
i gruppi abortisti
“Disappunto”: è questo il sentimento espresso dai vescovi degli Stati Uniti all’indomani
della scelta di Barack Obama di sbloccare i fondi federali per finanziare i gruppi
abortisti. Soddisfazione viene invece espressa dall’episcopato per la messa al bando
della tortura da parte del neo presidente americano. I presuli hanno inoltre esortato
il Congresso a votare una legge che estenda la copertura sanitaria a tutti i bambini.
Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Un’amministrazione
che vuole ridurre gli aborti non dovrebbe deviare i fondi federali per finanziare
i gruppi che promuovono l’aborto”: è la denuncia del cardinale arcivescovo di Filadelfia,
Justin Rigali, all’indomani della decisione del presidente Barack Obama di togliere
il bando al finanziamento pubblico alle organizzazioni abortiste che operano all’estero.
La misura era stata introdotta per la prima volta da Ronald Reagan nel 1984, cancellata
da Bill Clinton nel 1993 e ripristinata da George W. Bush nel 2001. Il porporato,
in veste di presidente della Commissione per la vita dell’episcopato americano, esprime
“netto disappunto” per la scelta di ribaltare la “Mexico City Policy” che, appunto,
impedisce il finanziamento federale di quegli enti che promuovono l’aborto nei Paesi
in via di sviluppo come metodo di pianificazione famigliare. Il cardinale Rigali avverte,
inoltre, che questa decisione amplificherà la sfiducia verso gli Stati Uniti da parte
di queste nazioni i cui valori e cultura rifiutano spesso l’aborto.
Plauso
viene invece espresso dai presuli statunitensi per la firma di Obama di un ordine
esecutivo che mette al bando ogni forma di tortura. Il vescovo di Albany, Howard J.
Hubbard, presidente della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale
americana sottolinea che la Chiesa Cattolica ha sempre condannato l’uso della tortura
che va rifiutata come “fondamentalmente incompatibile con la dignità della persona
umana e in definitiva controproducente nello sforzo per combattere il terrorismo”.
Mons. Hubbard ricorda che assieme agli altri leader religiosi, i vescovi americani
si sono impegnati per questo passo affinché sia protetta la dignità umana e sia ristabilito
lo status legale e morale degli Stati Uniti nel mondo.
Sempre
in questi giorni, i vescovi degli Stati Uniti hanno chiesto al Congresso di approvare
una legislazione che preveda la copertura sanitaria per tutti i bambini compresi i
figli degli immigrati regolari a prescindere dalla data del loro ingresso in territorio
statunitense. Copertura da estendere anche alle donne immigrate incinte. In una lettera
inviata ai parlamentari statunitensi, il vescovo William F. Murphy di Rockville Centre,
ribadisce che l’assistenza sanitaria è un “diritto basilare” ed esorta il Congresso
a facilitare l’accesso alle cure prenatali, affinché sempre più bambini possano nascere
in buona salute. Il presule, che presiede la Commissione Giustizia e Sviluppo della
Conferenza episcopale americana, mette l’accento sul forte sostegno della Chiesa per
la riduzione del numero di bambini senza assicurazione sanitaria e auspica che la
nuova legislazione rispetti il ruolo fondamentale delle famiglie nella cura dei figli.