Obama firma l'ordine per la chiusura di Guantanamo
Il carcere per presunti terroristi aperto nel 2002 nella base militare americana a
Guantanamo, dovrà essere chiuso entro un anno e i detenuti trasferiti altrove: lo
afferma un ordine esecutivo firmato dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
La Cia non potrà più usare metodi di interrogatorio che non sono previsti dal Pentagono
e che da più parti vengono considerati tortura, secondo quanto prevede la misura.
Gli Stati Uniti "non torturano" – ha detto Obama - e per questo gli interrogatori
di presunti terroristi d'ora in poi "dovranno obbedire alle regole del manuale dell'Esercito".
Gli Stati Uniti intendono "tornare agli standard della Costituzione, anche in un momento
di guerra". "E' iniziata una nuova era per l'America": lo ha detto il neosegretario
di Stato Usa Hillary Clinton rivolgendosi al personale del Dipartimento di Stato,
a Washington. Secondo Hillary Clinton, "una diplomazia robusta e uno sviluppo efficace"
sono i mezzi che verranno impiegati dalla nuova Amministrazione, attraverso lo "smart
power", la potenza intelligente, per raggiungere i propri obiettivi e ristabilire
l'immagine dell'America nel mondo e rafforzare la sicurezza degli Stati Uniti. Sul
significato di questa misura Stefano Leszczynski ha sentito Riccardo Noury,
portavoce di Amnesty Italia:
R. –
Ha un significato molto importante, perché le procedure delle commissioni militari
sono state al centro di una battaglia tra la Corte Suprema Federale e le organizzazioni
dei diritti umani da un lato, e l’amministrazione Bush dall’altro. Sono procedure
assolutamente inique; tra l’altro le prove presentate alle commissioni militari -
estorte sotto maltrattamenti e torture – non reggerebbero in un processo civile. Nessuno
ha mai detto “chiudere Guantanamo e liberare tutti i prigionieri”; quello che è stato
detto, da più parti, è "processi equi". Chi è colpevole, al termine di una procedura
regolare, viene condannato; chi, al termine di una procedura regolare risulta innocente,
viene liberato.
D. – Dopo le ammissioni sull’utilizzo della tortura
a Guantanamo, è diventato un po’ un peso sulla coscienza di tutti gli Stati Uniti… R.
– Non c’è dubbio. E non c’è dubbio che il presidente Obama voglia porre fine a tutto
questo, ed ha – io credo – un compito fondamentale, ancora più ampio: è quello di
ripristinare la fiducia del mondo verso gli Stati Uniti come un Paese-campione dei
diritti umani. D. – Ci potrebbe essere una sorta di procedimento
giudiziario interno agli Stati Uniti, nei confronti dei responsabili della precedente
amministrazione? R. – Questa è una delle cose più difficili,
ma è una delle tre che Amnesty International ha chiesto al presidente Obama di fare,
cioè attivare un meccanismo d’inchiesta che stabilisca le responsabilità ai più alti
livelli per quelle politiche e per quelle prassi che hanno violato i diritti umani.
E’ un compito molto arduo, però se così sarà, sarà un segnale veramente importante. D.
– E’ possibile combattere il terrorismo esclusivamente con l’arma del rispetto dei
diritti umani e dei diritti fondamentali? R. – La risposta è
sì, ci sono – e c’erano anche nel 2001 – strumenti nel diritto internazionale che
sarebbero stati assolutamente idonei ed efficaci per ricercare i colpevoli di crimini
contro l’umanità, come gli attentati contro le Torri Gemelle, e via via per tutto
quello che è successo dopo. E’ stato scelto di non farlo.