Il metropolita Gennadios: il dialogo tra cattolici e ortodossi si sta rafforzando
“Il dialogo teologico e le relazioni ecclesiali tra cattolici e ortodossi continuano
con segni positivi, nonostante permanenti e nuove difficoltà”: è quanto scrive sull’Osservatore
Romano mons. Eleuterio Fortino, sottosegretario del Pontificio Consiglio per la promozione
dell’unità dei cristiani, in occasione della Settimana che da ormai oltre 100 anni
riunisce in preghiera i discepoli di Cristo in tutto il mondo. L’evento quest’anno
si svolge sul tema “Saranno unite nella tua mano”, tratto dal libro del profeta Ezechiele.
Mons. Fortino ricorda, in particolare, i tanti importanti incontri avvenuti nel 2008
tra cattolici e ortodossi e i colloqui che proseguono tra le Chiese sorelle sulla
questione del primato del Vescovo di Roma. Sul cammino verso l’unità ascoltiamo il
metropolita d’Italia del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, Gennadios Zervos,
al microfono di Paolo Ondarza:
R. –
Dio non abbandona il suo popolo: questa è una grande verità. E’ questo che le Chiese
oggi cercano di realizzare il più presto possibile: che tutti siano una cosa sola.
D. – E’ ancora più significativo se si pensa che
a scegliere i versetti per il tema di quest'anno è stato un gruppo ecumenico della
Corea, una nazione divisa, che ha ravvisato nelle parole di Ezechiele corrispondenze
con la propria situazione. Quindi, c’è anche un forte messaggio di speranza in queste
parole?
R. – Senz’altro, la speranza è la grande
forza della cristianità. Senza avere paura, ma con pazienza e con sofferenza, noi
dobbiamo camminare sulla strada che ci hanno aperto i nostri grandi capi - Giovanni
XXIII, Athenagoras, Papa Paolo VI, fino a Papa Benedetto XVI oggi e al Patriarca ecumenico
Bartolomeo, ma anche Giovanni Paolo II di gloriosa memoria - che ci hanno dato coraggio
e una grande speranza di andare avanti per realizzare con tutto il nostro cuore questa
volontà di Dio: che tutti siano una cosa sola.
D.
– Oggi a che punto siamo nel dialogo?
R. – I rapporti
oggi sono buoni. Ci sono problemi, ma vedo che il patriarca Athenagoras e Paolo VI,
hanno fondato tutto sul dialogo dell’amore e della carità. Così si rafforza il dialogo
e dobbiamo rafforzarlo ancora di più.
D. – Oggi quali
sono i punti di forza, i punti di convergenza di questo dialogo?
R.
– Io credo che la preghiera sia la più grande forza che abbiamo noi cristiani, come
anche la venerazione dei santi comuni, che hanno in particolare la Chiesa cattolica
e la Chiesa ortodossa. Sono due forze che ci aiutano a trovare questa strada.
D.
– Tra i cristiani delle varie confessioni c’è la coscienza di un’unità alla quale
si è chiamati?
R. – Credo ci sia e che dobbiamo avere
questa grande responsabilità, perché la divisione oggi è il peccato più grande di
noi cristiani. Non lo sentiamo tanto. Dobbiamo stare fuori dal fanatismo, dal razzismo,
dall’odio e solo così possiamo arrivare alla realizzazione della volontà di Dio. Credo
che i cristiani oggi abbiano capito molto bene la responsabilità che hanno di fronte
a questo grande peccato che abbiamo tutti noi cristiani.
D.
– Perché i cristiani sono chiamati a testimoniare l'unità in un mondo diviso...
R.
– E questa nostra divisione non è un esempio per gli altri che non credono. Come dice
San Paolo: “Non c'è più greco, né ebreo: tutti siamo uniti nel nome di Cristo”. Noi
dobbiamo unirci, perché non c’è un altro nome più grande del nome di Cristo.