2009-01-21 15:49:00

Congo: mons. Odama chiede il cessate il fuoco. In aumento gli sfollati


“Ci appelliamo a tutte le parti affinché si ritorni il prima possibile al tavolo del negoziato per ottenere la pace, che era così vicina”. Contattato dalla Misna nella sua diocesi di Gulu, in Nord Uganda, mons. John Baptist Odama guarda con preoccupazione alla situazione in corso nella Provincia Orientale, nella vicina Repubblica Democratica del Congo, dove si riaccende una grave crisi umanitaria a causa delle violenze attribuite ai ribelli ugandesi dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lra) di Joseph Kony. Secondo il presule le informazioni che giungono da oltre frontiera descrivono uno scenario terribile di odio, vendetta e violenza che colpisce soprattutto la gente inerme. “Rivolgo un appello a tutte le parti – insiste mons. Odama - , allo Lra, allo Spla, al governo di Kinshasa e a quello di Kampala: non si può continuare a combattere, è una politica cieca che colpisce tutti ma soprattutto i civili innocenti”. Il vescovo poi si rivolge anche alla comunità internazionale: “Continuo ad appellarmi all’Unione Africana (Ua), ma anche l’Unione Europea, l’Onu e il Consiglio di sicurezza: occorre agire anche attraverso una risoluzione per fermare la violenza e ottenere subito un cessate-il-fuoco. Mons. Odama ricorda, infine, le circostanze che alla fine dell’anno hanno saltare l’accordo di pace tra i ribelli dello Lra e il governo di congolese: “La pace era molto vicina, mancavano le firme del presidente Yoweri Museveni e del capo dello Lra Joseph Kony: la rottura si è consumata sulla questione dei mandati di cattura emessi dalla Corte penale internazionale (Cpi/Icc) nei confronti di Kony ed altri vertici militari ribelli. Ma – sottolinea ancora monsignor Odama - che bisogno c’era mai della guerra? Si poteva e si doveva risolvere la controversia attorno a un tavolo, anche perché per firmare la pace bisogna essere liberi di farlo, non costretti”. Intanto nelle turbolente zone del nord est del Congo cresce l’emergenza umanitaria a causa degli sfollati fuggiti dalle violenze perpetrate dallo Lra, che ha devastato i villaggi e le città del distretto di Haut Uele negli ultimi cinque giorni. Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, la stima provvisoria del numero totale di sfollati dai primi attacchi del Lra lo scorso settembre si attesta attualmente sulle 135.000 persone. Più di 560 congolesi sono stati uccisi dal gruppo ribelle ugandese negli ultimi quattro mesi. Un team dell’Unhcr nella città di Dungu ha riferito che sabato il Lra avrebbe attaccato la città di Tora, a circa 130 km a sud-est di Dungu, uccidendo tutti i residenti, saccheggiando e bruciando le fattorie. Nel weekend hanno raggiunto Dungu i circa 15 mila sfollati interni che sono fuggiti da Tora e dai villaggi vicini per scappare dall’avanzare delle bande del Lra. L’area di Dungu, che già ospita circa 54 mila sfollati interni, 27 mila dei quali vivono in città, ha una capacità di assorbimento limitata. Al momento L’Unhcr sta lavorando con le autorità locali e con altri partner per trovare dei modi di aumentare la capacità di assorbimento di Dungu e dell’area circostante. Esprime grande preoccupazione anche il team di Medici Senza Frontiere presente nella regione e che si sta recando a Dungu per valutare i bisogni dei profughi, allestire cliniche mobili ed eventualmente trasportare i feriti nell’ospedale della città. (M.G.)







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