Sri Lanka: appello della Chiesa locale al presidente e all'ONU per il sostegno ai
civili coinvolti nel conflitto tra governo e Tamil
In una lettera indirizzata al presidente dello Sri Lanka, alcuni vescovi del Paese
hanno chiesto attenzione e protezione per la popolazione civile che si trova nella
zona di Wanni, teatro di duri scontri tra l’esercito cingalese e i ribelli delle Tigri
Tamil. Una situazione che ha creato oltre 300 mila sfollati collocati in campi provvisori
sprovvisti di servizi igienici adeguati. I presuli, si legge, chiedono che siano tutelati
i civili che negli ultimi tempi hanno pagato a caro prezzo le conseguenze dei combattimenti.
Per questo lanciano un appello per l’apertura di corridoi umanitari e per l’arrivo
di medicine alla popolazione. Alcune fonti, nei mesi scorsi, avevano denunciato il
fermo da parte del governo di un convoglio Onu. I vescovi, nella lettera, invitano
il presidente a pensare ad una soluzione politica dall’intervento militare all’amministrazione
civile. Chiedono di tenere conto delle condizioni di chi vive nella zona di Wanni,
roccaforte delle Tigri, che non tutti siano trattati in blocco come “sospetti terroristi”,
che vengano considerati “uguali”. I presuli invitano a chiarire che il conflitto in
corso non è contro le persone che vivono nelle zone dove sono presenti i ribelli Tamil
ma per liberare la popolazione dagli insorti. In una lettera dal titolo “Sos, un grido
d'agonia dalla popolazione di Vanni" preti e suore della regione di Wanni, hanno chiesto
alle Nazioni Unite di intervenire. Il testo, firmato da padre James Pathinathar e
diffuso attraverso la Caritas locale nei giorni scorsi, chiede al Segretario Generale
dell’Onu, Ban Ki-moon, di "attuare azioni immediate per fermare una guerra insensata
e mettere fine alle immense sofferenze degli innocenti civili di Wanni, la cui esistenza
è diventata una vera e propria lotta per la sopravvivenza". Padre James è stato costretto
– come una ventina di altri sacerdoti – a lasciare la sua parrocchia di Mullaithivu.
(B.C.)