L'importanza del pregare insieme fra cristiani di diverse confessioni: intervista
a Domenico Maselli, presidente della Federazione Chiese evangeliche
La principale "arma" dei cristiani, anche nel campo del dialogo ecumenico, è la preghiera.
E le Chiese di tutto il mondo, mobilitate in questi giorni con le iniziative della
101.ma Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, ne sono una testimonianza
evidente. Sull'importanza di questo aspetto si sofferma, al microfono di Fabio
Colagrande, il presidente della Federazione delle Chiese evangeliche, Domenico
Maselli, firmatario del messaggio di presentazione della Settimana di preghiera
insieme con l’arcivescovo ortodosso, Gennadios Zervos, e con mons. Vincenzo Paglia,
vescovo di Terni-Narni-Amelia e presidente della Commissione Ecumenismo e dialogo
della Conferenza episcopale italiana:
R.
- In un primo momento, è sembrato che fossero i vertici a spingere il movimento ecumenico:
in realtà, nel momento in cui i vertici fanno un leggero passo di stasi, o passo indietro,
c’è la spinta dei cristiani di base. Secondo me, una delle vere radici dell’attuale
movimento ecumenico è stata la testimonianza data dai cristiani, anche insieme agli
ebrei, nei lager nazisti. E’ lì che martiri cattolici e protestanti hanno sentito
di essere la stessa cosa, e non hanno potuto che confessare lo stesso Signore. E questa
è la base della nostra fede e del nostro essere comune. D. -
Professor Maselli, nel messaggio che accompagna il tema della Settimana di preghiera
si legge che “anche oggi il mondo cerca unità, ma in questa direzione i cristiani
hanno una sola arma: quella della preghiera”… R. - Questa è
la nostra arma. Ho sentito recentemente qualcuno dire che noi siamo come il popolo
di Israele, e in modo particolare come Mosè che - desiderando andare nella Terra promessa
- si dovette accontentare di vederla da lontano, dal Monte Nebo. Ecco, io penso che
siamo sul Monte Nebo e che in questo momento dobbiamo capire che il mondo non ha altre
speranze che i valori del cristianesimo e che non sia il ritorno del Signore. E in
questo momento di grande crisi, non possiamo che offrire perlomeno lo spirito della
nostra unità crisiana. D. - Il cardinale Kasper ha affermato
che le differenze profonde esistenti con le altre confessioni cristiane sono state
identificate e che dunque si può proseguire verso la souzione dei problemi ancora
aperti. E’ una visione che condivide? R. - Sì, lo condivido
pienamente. Credo che l’unica cosa che non dobbiamo davvero fare sono azioni di poco
conto e mentirci. Innanzitutto, perché la menzogna parte dal maligno e la sincerità
è la caratteristica dei figli di Dio. Ma questa sincerità ci deve portare sinceramente
a poterci abbracciare e a potere, anche quando non siamo d’accordo su tutto, lavorare
insieme e pregare insieme e leggere la Bibbia insieme.(Montaggio a cura di
Maria Brigini)