Domani l’insediamento del presidente Usa Barack Obama
Con una cerimonia che inizierà domani alle ore 12 di Washington, prenderà il via ufficialmente
la presidenza del primo afro-americano eletto alla Casa Bianca. Ma la prima giornata
ieri di Barack Obama a Washington è già stata un evento. Il servizio dagli Stati Uniti
di Elena Molinari:
La prima
giornata di Obama a Washington è incominciata ieri con una visita al cimitero di Arlington,
seguita da una cerimonia religiosa alla “Nineteen Baptist Church”, storica chiesa
della comunità nera di Washington. Intanto, la capitale veniva invasa da 750 mila
persone che hanno poi seguito un concerto davanti al monumento di Lincoln, dove lo
stesso presidente eletto ha pronunciato un discorso: “Hello, America!
I want to thank all of you …”. Ogni cosa è possible in America,
ha ribadito Obama, non senza però lanciare ancora una volta un ammonimento: “Ci vorranno
non mesi, ma anni per far fronte ai problemi del Paese”. Sul palco si sono poi alternati
Bruce Springsteen, Bono, Tom Hanks, e Denzel Washington. Toni solenni ma similmente
sobri sono attesi anche per il discorso dell’inaugurazione di domani. Obama inviterà
infatti ad inaugurare una cultura di responsabilità negli affari come in politica,
quindi chiederà agli americani di rimboccarsi le maniche per risollevarsi dalla crisi,
più forti e uniti che mai.
Iniziate le celebrazioni per l’insediamento
ufficiale di domani, Barack Obama ha già annunciato una “nuova era di responsabilità”.
Sulle priorità del 44.mo presidente degli Stati Uniti, l'opinione di Giuseppe Mammarella,
professore emerito della "Stanford University" in California, intervistato da Giada
Aquilino:
R. – Direi
che le prime preoccupazioni di Obama saranno senz’altro quelle dell’economia; per
il momento sappiamo che intende diminuire le tasse - si parla di contribuenti con
meno di 250 mila dollari -, poi ci sarà un grosso programma d’interventi sulle infrastrutture
- infrastrutture che hanno bisogno di questi interventi, cioè i ponti, le strade,
le autostrade, ecc…, che sono in cattive condizioni. Però c’è da chiedersi se questi
lavori pubblici potranno assorbire una disoccupazione che proviene soprattutto dal
terziario - i bancari, le industrie, ecc… - e poi il costo del denaro, ormai a tasso
zero, e probabilmente anche nuovi interventi e nuove richieste di fondi. D.
– In campo internazionale, con le guerre in Iraq e Afghanistan, ora la crisi da superare
è quella di Gaza, con una tregua ancora in bilico; quale sarà il ruolo degli Stati
Uniti? R. – A questo punto, gli Stati Uniti intervengono in
un momento in cui la soluzione del problema di Gaza è – in una certa misura – già
impostato, nel senso che ha visto una partecipazione molto attiva da parte dell’Europa,
quindi gli americani dovranno necessariamente sostenere e accettare questo tipo d’interventi. D.
– La squadra di Obama, in materia di politica estera, è composta da Hilary Clinton
e Robert Gates ma anche da due negoziatori esperti: Dennis Ross, che mediò proprio
in Medio Oriente, e Richard Holbrooke, mediatore nei Balcani. C’è già un piano, una
linea, una bozza per la crisi israelo-palestinese? R. – Non
credo. Al momento attuale, non credo; mi sembra che gli stessi Paesi europei si inseriscono
in una situazione che è tutt’altro che chiara, quindi la questione è ancora aperta.
Certamente il dipartimento di Stato si sta rafforzando; questo è molto importante,
perché Hillary Clinton ha fatto tutta una serie di nomine estremamente prestigiose
per ciascun settore, per ciascuno scacchiere della politica internazionale. Quindi
vedremo, probabilmente, una ripresa della diplomazia.