Il cardinale Kasper: la Settimana per l’unità dei cristiani occasione per affrontare
le sfide sulla via dell’ecumenismo
Inizia oggi in tutte le comunità cristiane del mondo, come ricordato dal Papa all’Angelus,
la “Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani”, quest’anno sul tema “Che formino
una sola cosa nella tua mano”, tratto dal libro del profeta Ezechiele (37,17). A preparare
il materiale per l'edizione del 2009 è stato un gruppo ecumenico della Corea. Philippa
Hitchen, della nostra redazione inglese, si è soffermata sul tema di questa Settimana
di preghiera con il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio
per la Promozione dell’Unità dei Cristiani:
R. –
Questo tema è stato scelto dai cristiani della Corea, e la Corea è un Paese diviso.
Questa immagine del profeta Ezechiele era perciò per loro molto importante: due legni
spezzati che, nelle mani di Dio, diventano di nuovo uno. Questa è un’immagine per
l’unità della Chiesa: la Chiesa è in qualche modo spezzata, non soltanto in due, ma
in molte parti. Ora, noi non siamo meccanici che con viti o collante riescono a ricostruire
un’unica Chiesa, ma noi riponiamo questi pezzi spezzati nelle mani di Dio. Sono mani
buone e Dio può ottenere l’unità della Chiesa, non noi con le nostre organizzazioni.
Ecco perché affidiamo a Lui l’unità della Chiesa nelle nostre preghiere.
D.
– Quest’idea di lasciare il lavoro ecumenico in qualche modo nelle mani di Dio, però
allo stesso tempo non toglie a noi la responsabilità di continuare in modo molto pratico
a proseguire con questo cammino, nonostante le tante difficoltà …
R.
– Certamente non toglie la nostra responsabilità. Sì, ci sono difficoltà, oggi, ma
non sono soltanto difficoltà: ci sono anche molti successi. L’anno scorso abbiamo
compiuto buoni passi in avanti con le Chiese ortodosse; il Patriarca ecumenico è venuto
a Roma tre volte: non era mai accaduto nella storia! Ha parlato al Sinodo dei vescovi,
ed anche questo è stato un evento storico. Sono venuti due Patriarchi armeni e ci
sono stati anche molti altri incontri positivi con gli ortodossi. C’è stata anche
la nostra partecipazione ai funerali del Patriarca Alessio II: siamo stati accolti
con grande amicizia e gentilezza a Mosca. Ma anche con le Chiese e le comunità ecclesiali
della Riforma abbiamo compiuto dei progressi, abbiamo raccolto i frutti di un dialogo
di più di 40 anni con gli anglicani, i luterani, i riformati, i metodisti … Abbiamo
mostrato i progressi fatti, quanti sospetti e quanti pregiudizi sono stati superati
… E’ stato veramente incoraggiante! Ma abbiamo anche identificato le difficoltà, le
differenze profonde che ancora esistono. Identificare un problema è già metà della
soluzione e per questo possiamo ora proseguire con i nostri partner per risolvere
anche i problemi che sono ancora aperti. Io sono un uomo di fiducia e di speranza
e penso che non dobbiamo lasciarci scoraggiare dalle difficoltà: le difficoltà sono
una sfida a risolverle.
D. – Il 25 gennaio il Papa
presiederà la chiusura di questa Settimana di preghiera nella Basilica di San Paolo
fuori le Mura. E’ molto significativa questa celebrazione della preghiera per l’unità
in questo Anno Paolino ...
R. – Sì, San Paolo parla
molto dell’unità della Chiesa come Corpo mistico, e dice anche che lo Spirito Santo
e Gesù stesso sono il centro, il vero promotore di questa unità e perciò l’insegnamento
di San Paolo è importante per l’ecumenismo. San Paolo e le Lettere di San Paolo sono
una base comune, soprattutto con le Chiese protestanti che puntano molto sulla dottrina
di San Paolo. Per questo, quest’anno abbiamo una motivazione particolare per pregare
e per lavorare per l’unità.