Elezioni nel Salvador: i vescovi: “votare è senso di responsabilità”
Quattro milioni e 200mila salvadoregni saranno chiamati domani alle urne a votare
per 262 sindaci, 84 parlamentari (per il Congresso unicamerale) e 20 rappresentanti
del Parlamento Centroamericano (Parlacen). Si tratta del primo appuntamento elettorale
di un processo cominciato nel novembre scorso, con l'apertura della campagna politica,
e che si concluderà il 15 marzo, quando si dovranno eleggere il presidente della Repubblica
e il vicepresidente. Tutti i sondaggi, sia quelli nazionali sia quelli realizzati
da organizzazioni internazionali, assicurano che allo stato attuale sia domenica 18
gennaio che il 15 marzo dovrebbe vincere il partito “Fronte nazionale Farabundo Martì”
che in passato, fino alla firma degli accordi di pace, era un’organizzazione d’ispirazione
marxista-leninista a capo della guerriglia. Gli accordi, firmati nel 1992 con la mediazione
decisiva delle Nazioni Unite nel contesto del Trattato di Esquipulas/2 per la pacificazione
di tutta l’area centroamericana, misero fine a una guerra che costò 75mila morti e
quasi 1.600 milioni di dollari in perdite materiali. Tra l’altro, nel corso di questa
guerra, la Chiesa pagò un alto prezzo, come dimostrano le uccisioni di numerosi pastori
e laici impegnati, tra cui l’arcivescovo Oscar Arnulfo Romeo, i gesuiti dell’università
Centroamericana, altri sacerdoti e decine di catechisti laici. Nel Paese, da giorni,
sono presenti 82 osservatori internazionali provenienti da 19 Paesi. Inoltre, opera
una missione speciale dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa). La Conferenza
episcopale, intanto, in una dichiarazione del 14 gennaio scorso, ha rivolto un pressante
invito alla popolazione a votare, sostenendo che non partecipare al consolidamento
democratico e alla crescita civica della nazione “è una grave irresponsabilità”. “Dobbiamo
vedere, alla presenza di Dio, quello che è conveniente per il Paese ed esprimere la
nostra opinione – hanno detto i presuli - votare significa assumersi responsabilmente
il ruolo di cittadini perché tutti siano protagonisti e destinatari della politica”.
Da parte sua l’arcivescovo di San Salvador, mons. Fernando Sáenz Lacalle, ha voluto
spiegare che “queste elezioni avvengono in mezzo a una congiuntura nazionale e internazionale
segnata dal pessimismo sorto dalla situazione mondiale che minaccia i più deboli”.
Secondo il presule, i vescovi salvadoregni, con il loro recente messaggio, desiderano
“illuminare la coscienza dei cittadini con la fede e con l’insegnamento sociale della
Chiesa. Ci muove il desiderio di contribuire a una convivenza pacifica su basi di
solidarietà, giustizia e ricerca del bene comune”. (A cura di Luis Badilla)