2009-01-17 15:36:28

Bombe israeliane su una scuola Onu a Gaza. Hamas: no alla tregua


Nella Striscia di Gaza ancora nessun risultato concreto degli sforzi negoziali compiuti nelle ultime ore a Washington e al Cairo. Sale intanto l’attesa per la decisiva riunione del gabinetto israeliano per la sicurezza nazionale che si terrà questa sera a Gerusalemme, per decidere se proclamare un cessate il fuoco unilaterale. Da Hamas arriva invece l’annuncio del proseguimento delle azioni, pure se Israele dovesse proclamare una tregua. Il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3


I riflettori della comunità internazionale sono tutti puntati al Gabinetto israeliano per la sicurezza nazionale convocato per questa sera dal premier Olmert per decidere se proclamare una tregua unilaterale. La decisione di Tel aviv su un cessate il fuoco sembra ormai prossima dopo il memorandum di intesa Usa-Israele raggiunto ieri a Washington tra il segretario di Stato Condoleezza Rice e il ministro degli Esteri Livni, per arginare il contrabbando di armi al fine di evitare che Hamas possa riarmarsi durante una tregua. All’esito della riunione di questa sera sono quindi legati gli sviluppi dell’intensa attività di mediazione sostenuta dall’Egitto. Un eventuale accordo per una tregua a Gaza dovrebbe essere infatti ratificato domani a Sharm El Sheik, in un vertice a cui il Cairo sta invitando in queste ore alcuni tra i principali leader mondiali. Secondo fonti diplomatiche egiziane, oltre al premier israeliano Olmert, al presidente egiziano Mubarak e al presidente dell'Autorità palestinese, Abu Mazen, è prevista la presenza anche del segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, del segretario di Stato Usa, Condoleeza Rice, e dei capi di governo di Russia, Francia, Germania, Italia e Turchia. Dal canto suo Hamas, per bocca di uno dei leader del movimento, ha però già fatto sapere che continuerà il confronto armato se il cessate il fuoco unilaterale non fisserà il ritiro delle truppe, l'apertura dei valichi e la revoca del blocco sulla Striscia. Intanto sul terreno si continua a combattere. Esercito, aviazione e marina dello Stato ebraico hanno colpito la scorsa notte una cinquantina di obiettivi, fra tunnel, depositi e bunker. Centrata anche una scuola gestita dalle Nazioni Unite, dove avevano trovato rifugio diversi civili. Secondo fonti palestinesi il colpo caduto sull’istituto ha ucciso due piccoli fratelli e ferito 14 persone. Da parte sua Hamas ha proseguito il lancio di razzi su diverse città israeliane senza provocare vittime.

Il conflitto in corso nella Striscia di Gaza interroga la società israeliana, come testimonia il dibattito sul quotidiano Haaretz che ha pubblicato gli annunci funebri delle centinaia di bambini palestinesi uccisi. L’editorialista Gideon Levy chiede che si fermi “la sfrenata follia d’Israele” mentre lo scrittore Abraham Yehoshua accusa Hamas di strumentalizzare i civili. Ma per avere un quadro di quella che è l’opinione pubblica israeliana in questo momento, Gabriella Ceraso ha sentito Sergio della Pergola, da oltre 40 anni a Gerusalemme e docente di Demografia all’Università ebraica della città:RealAudioMP3


R. – Israele è un Paese molto articolato, esistono molti partiti, molte idee. Detto questo, esiste un forte consenso sull’opportunità di questa reazione che tutti riconoscono è stata molto dura e purtroppo ha anche avuto degli effetti molto tragici. Ma il punto è il consenso nel dichiarare insopportabile la situazione in cui da Gaza, quotidianamente, piovono dei missili.

 
D. – Voci critiche ce ne sono?

 
R. – Ci sono, ovviamente, delle persone che hanno dimostrato contro, all’interno dello stesso Governo c’è chi dice che ora sarebbe il momento di cessare.

 
D. – Sul quotidiano “Haaretz” sono apparsi annunci funebri dei bambini palestinesi uccisi: 355. Una forte presa di posizione…

 
R. – Questo indubbiamente colpisce. Il caso più grave è stato una scuola, in cui per un colpo partito da Israele sono morte più di 30 persone, cosa che certamente ha suscitato molto scalpore.

 
D. – Nel suo ultimo libro su israeliani e palestinesi, “La forza dei numeri”, lei chiude dicendo, sulla questione: “visione o disastro”? Il disastro lo stiamo vedendo in questi giorni, la visione a cui aspira – anche nel testo – qual è?

 
R. – La visione è quella del riconoscimento reciproco, della collaborazione fra due Stati sovrani che hanno ognuno la sua personalità. Però si tratta di trovare innanzitutto i confini, poi ovviamente di sviluppare il progetto di vicinato, di collaborazione, di costruzione che va fatto insieme ed anche con l’aiuto di terzi.

 
D. – E’ una cosa tanto impossibile, questa?

 
R. – Non è impossibile, ma deve essere voluta dalle due parti.







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