Rapporto sui conflitti dimenticati: le emergenze ambientali tra le cause principali
delle guerre
Sono le emergenze ambientali le principali cause dei conflitti in corso oggi nel mondo.
Lo rivela il terzo rapporto sui conflitti dimenticati promosso da Caritas Italiana,
Famiglia Cristiana e il Regno e pubblicato da Il Mulino con il titolo “Nell’Occhio
del ciclone”. A dimenticare la stragrande maggioranza dei 24 conflitti attualmente
in corso sono soprattutto i media, incapaci di fare informazione al riguardo. Povertà,
disastri climatici, fame, e corsa alle risorse sono alla base delle odierne tensioni
internazionali e interne ai singoli Stati. Su questi temi si soffermai, al microfono
di Stefano Leszczynski, Walter Nanni, dell’Ufficio Studi della Caritas
Italiana e coautore del Rapporto:
R. –
In questa terza indagine ci concentriamo, soprattutto, su quei conflitti che hanno
un legame con l’emergenza ambientale, guerra e ambiente. Analizziamo anche come spesso
situazioni di emergenza ambientale, disastri ambientali, possono provocare o comunque
essere correlate a situazioni di conflitto bellico. In questo caso, abbiamo fatto
un’indagine in due parti: in una prima parte facciamo la mappatura dei conflitti in
corso nel mondo (in questo momento sono 24 le guerre in corso). Un’altra parte dell’indagine
è invece dedicata ad una ricerca vera e propria sul campo che ha raccolto dati su
più fronti. Abbiamo effettuato un sondaggio demoscopico sulla popolazione italiana
per capire che cosa sappia dei conflitti dimenticati. Abbiamo notato come il 25 per
cento circa della popolazione italiana non ricordi nessun conflitto attualmente presente
nel mondo. Ciò non stupisce soprattutto per il fatto che il 56 per cento degli italiani
attinge informazioni su guerre ed ambiente dalla televisione. E in televisione – abbiamo
fatto una rivelazione su tre anni e mezzo di programmazione radio televisiva - le
news sulle emergenze dimenticate rappresentano lo 0,3 per cento di tutte le notizie
trasmesse in questo periodo. D. – Tra le emergenze ambientali
che sono alla base di conflitti o che potrebbero essere alla base di futuro conflitti,
quali sono le principali? R. – Sicuramente dobbiamo evidenziare
la guerra per le risorse: acqua, petrolio, ma anche risorse un po’ diverse tipo diamanti,
droga. In questo senso, questo tipo di lotta per l’accaparramento di queste risorse,
determina poi i conflitti bellici su vasta scala. Non dimentichiamo, tuttavia, che
quando parliamo di conflitti, non si parla quasi mai di conflitti tra Stati; si tratta
di conflitti all’interno dello stesso Stato tra gruppi paramilitari e forze istituzionali.
Ma anche in questo caso, l’elemento di lotta per le risorse è comunque presente. D.
– Una maggiore conoscenza dell’opinione pubblica su queste situazioni nel mondo, potrebbe
portare, ad esempio, a facilitare una loro soluzione? R. – Sicuramente
la maggiore conoscenza è importante. In questo senso è incoraggiante il fatto che
per l’80 per cento degli italiani le guerre si risolvono tramite l’apporto dell’Onu.
Questo è un fattore incoraggiante perché nonostante negli ultimi anni le Nazioni Unite
abbiano avuto una forte crisi, la maggioranza assoluta degli italiani continua ancora
a credere nel ruolo delle Nazioni Unite; quindi c’è un elemento di base incoraggiante.