Mons. Twal: a Gaza nessuno ha il coraggio della pace
“Tutti quanti siamo responsabili, anche chi ha taciuto non è innocente, mi metto anche
io tra i primi: tutti siamo responsabili”. E’ quanto ha detto ad AsiaNews il Patriarca
latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, aggiungendo che “bisogna avere il coraggio
di parlare di pace. Si continua a parlare di tregue, di processo di pace, ma siamo
stufi di 'avanzare', di 'processi' che non portano mai alla pace”. “La guerra - ha
spiegato - non ha fatto altro che aprire ancora di più la ferita nel cuore di popoli
che hanno paura e vivono nella paura. Dopo ogni guerra è quasi peggio, perché bisogna
ricostruire le anime di gente che ha visto morire amici e parenti, che ha perso la
casa, che ha sofferto oltre ogni misura. Più la guerra continua, più ci sono vittime,
più la ferita si apre”. “Senza entrare in merito della politica - ha affermato il
Patriarca - non possiamo tacere della sorte di tutta questa gente. Non possiamo condannare
a morte migliaia di persone perché i politici non sono d’accordo”. Alle parole di
mons. Fouad Twal si aggiungono quelle del parroco di Gaza, padre Manuel Musallam.
“Quello che si vede in tv e si legge sui giornali – ha dichiarato il sacerdote all’agenzia
Sir - non rappresenta la dura realtà in cui versa la popolazione della Striscia. L’amaro
assedio di Gaza è una tempesta che aumenta di ora in ora fino a diventare un crimine
contro l’umanità”. Si tratta – ha spiegato padre Musallam – di una tragedia che deve
“essere sottoposta al tribunale della coscienza di ogni uomo di buona volontà”. Padre
Musallam ha dichiarato infine che in questi giorni sta inviando “sms ai parrocchiani
con passi della Bibbia per infondere loro speranza”. “Possa la pace piovere su questa
terra; la preghiera – ha concluso - può smuovere il mondo. L’amore di Cristo e la
Chiesa non riconosce barriere politiche e sociali. Nella preghiera ci sentiamo parte
integrante della Chiesa universale e i musulmani di Gaza, sono il nostro popolo e
la nostra gente con cui condividiamo la sofferenza”. (A.L.)