Benedetto XVI ai vescovi dell'Iran: curate il dialogo con l'islam per svolgere al
meglio la vostra missione all'interno del Paese
Un dialogo a tutto campo con la popolazione e le autorità dell’Iran, per consentire
alla piccola comunità cattolica che vive e opera nel Paese islamico di essere oggi
- come già in passato - “lievito” per tutta la nazione. E’ quanto il Papa ha indicato
questa mattina nell’udienza ai vescovi iraniani, che domani concludono la loro visita
ad Limina in Vaticano. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Piccole
comunità, con pochi fedeli, e con sacerdoti e religiosi spesso costretti a spostarsi
per raggiungerle e animare la vita cristiana. E’ la situazione della Chiesa iraniana,
che Benedetto XVI ha mostrato di conoscere in profondità rivolgendosi ai vescovi del
Paese islamico, manifestando “apprezzamento” per la loro missione quotidiana, vissuta
- ha riconosciuto - con costanza e perseveranza”:
"Pour
dépasser cette difficulté... Per superare queste e altre difficoltà
concrete è allo studio l'istituzione di una Commissione bilaterale con le vostre autorità
per consentire anche lo sviluppo delle relazioni e la comprensione reciproca tra la
Repubblica islamica di Iran e la Chiesa cattolica”.
Ma
la questione del dialogo con le autorità dell’Iran e con la popolazione musulmana
- circa 70 milioni di persone - ha permeato in realtà tutta la riflessione del Papa.
I centomila cristiani che vivono in Iran, anche se “vivono in contesti diversi”, hanno
- ha affermato il Pontefice - un denominatore comune, ovvero:
“Il
leur faut développer d'harmonieuses relations... Il bisogno di sviluppare
relazioni armoniose con le istituzioni pubbliche (...) in grado di consentire loro
di realizzare al meglio la loro missione ecclesiale nel rispetto reciproco e per il
bene di tutti. Vi incoraggio a mettere in atto tutte le iniziative volte a promuovere
una migliore comprensione reciproca. Entrambi possono essere esplorati: il dialogo
culturale, ricchezza plurimillenaria dell’Iran, e la carità. Quest'ultima illuminerà
il primo e ne sarà il motore”.
Del resto, ha
riconosciuto il Pontefice con i vescovi, “le vostre Chiese sono eredi di una tradizione
nobile e una lunga presenza cristiana in Iran. Esse hanno contribuito, ciascuno a
suo modo, alla vita e all’edificazione della nazione”. Un contributo tuttora concreto
e rilevabile, come accaduto ad esempio, ha ricordato il Papa, attraverso la Caritas
all’indomani del “devastante terremoto” che il 26 dicembre 2003 semidistrusse l’antica
città iraniana di Bam, causando decine di migliaia di morti.
Benedetto
XVI ha poi terminato il suo intervento, analizzando un aspetto particolare della società
iraniana, meritevole di una particolare attenzione pastorale. A volte, ha constatato,
"i cristiani nella vostre comunità cercano opportunità più favorevoli per la loro
vita professionale e l'educazione dei loro figli”. Ciò, ha esortato, “sollecita soprattutto
voi, come pastori del vostro gregge, ad incoraggiare i fedeli che rimangono in Iran
a rimanere in contatto con i membri delle loro famiglie che hanno scelto un diverso
destino. Essi - ha concluso - saranno in grado di mantenere la loro identità e la
loro fede ancestrale”.