Città del Messico. Il cardinale Antonelli: sostenere la famiglia come scuola di umanità
e vita cristiana
Testimonianze, canti ed interventi di religiosi e laici hanno scandito ieri a Città
del Messico la prima giornata dell’Incontro mondiale delle famiglie. Aprendo il Congresso
teologico pastorale, il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, cardinale
Ennio Antonelli, ha illustrato la visione della Chiesa sull’istituto familiare. La
Famiglia – ha detto – è la “scuola più efficace di umanità e di vita cristiana”, una
comunità stabile di vita e di amore “che armonizza nella comunione le differenze costitutive
dell’essere umano”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
(Inno
dell’Incontro mondiale delle famiglie)
Ricordando attuali gravi difficoltà,
tra cui l’emergenza educativa ed una sempre maggiore “frattura tra le generazioni”,
il cardinale Ennio Antonelli ha affermato che la famiglia ha il diritto e il dovere
di educare e formare. I figli hanno bisogno di apprendere gradualmente il giusto utilizzo
della libertà, ma anche gli adulti - ha aggiunto - a loro volta possono ricevere molti
stimoli positivi per un’educazione permanente. L’arcivescovo di Città del Messico,
cardinale Norberto Rivera Carrera, ha poi lanciato una sfida: quella di “vedere la
famiglia come un dono per la società umana”, una società che ha bisogno nel suo cammino
di essere illuminata da valori spirituali. Per avanzare in questo percorso – ha spiegato
il porporato – la Chiesa sostiene e promuove il matrimonio tra uomo e donna,
origine della famiglia. Padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa
Pontificia, ha affermato infine che si devono riscoprire “l’ideale biblico del matrimonio
e della famiglia” come immagine dell’amore di Dio: “Due persone che si amano - ha
detto - riproducono qualcosa di ciò che avviene nella Trinità”.
(musica)
La
giornata di ieri è stata arricchita anche da testimonianze di rappresentanti di movimenti
e associazioni che hanno sottolineato il ruolo fondamentale della famiglia per la
formazione e la trasmissione di valori etici e spirituali. Un accorato appello è stato
lanciato, in particolare, dal presidente del Messico, Felipe Calderon, che ha ribadito
la centralità della famiglia. Il servizio di padre Gianfraco Grieco, capo ufficio
del Pontificio Consiglio per la Famiglia:
La famiglia
è il cuore dei messicani. Dal presidente del Messico Calderon è partito un caloroso
appello in favore della famiglia e della vita: “La famiglia - ha detto il presidente
rivolgendosi agli oltre 10 mila partecipanti - è vita. La famiglia è solidarietà,
la famiglia è condivisione. E’ il luogo dove la giustizia si trasforma in carità”.
Particolarmente ricca è stata la tavola rotonda alla quale hanno partecipato esponenti
di associazioni, movimenti. Da queste realtà le famiglie, oggi, possono attendere
un aiuto del tutto particolare: chi compie, infatti, un percorso di fede rinnova se
stesso e la comunità familiare. E questo è stato l’invito della prima giornata del
VI Incontro mondiale in corso a Città del Messico. L’evento ha subito ricevuto ampia
eco dai mezzi di informazione: tutti i quotidiani parlano dell’Incontro e seguono
con particolare attenzione gli “opinion leader” che ribadiscono nel corso di tutti
gli interventi la centralità della famiglia per sperare in un futuro migliore.
Sperare
in un futuro e in una società migliori significa rinforzare l’indissolubile vincolo
matrimoniale e anche aiutare le famiglie cristiane a proporre modelli alternativi
a quelli che caratterizzano l’attuale società. E’ quanto sottolinea, al microfono
di Marta Lago, padre Raniero Cantalamessa:
R. –
Il matrimonio vissuto in Cristo ha la possibilità di esprimere le potenzialità che
Dio aveva in mente, cioè il mutuo amore tra i coniugi, la mutua realizzazione che
non è semplicemente qualcosa di umano; è un aprirsi a quello che avviene nella Trinità,
due persone che si amano e generano lo Spirito Santo. E quindi il matrimonio è la
prima scuola di religione, perché nel matrimonio si sperimenta qualcosa che fa desiderare
l’eterno, l’infinito, cioè Dio. Dobbiamo riscoprire il senso iniziale, voluto da Dio,
della sessualità umana, che è un aprirsi al dono di Dio, aprirsi al desiderio di Dio.
Questo corrisponde a quello che l’uomo e la donna hanno nel più profondo del loro
cuore. Quindi i cristiani hanno un’arma formidabile, perché quello che il mondo presenta
nei film, in tutti i mezzi di comunicazione e in modo abbagliante sono false prospettive
di bellezza, salute e successo. La gente sa che si tratta di modelli falsi. Noi dobbiamo
aiutare la gente a vedere, a smascherare questa menzogna e a chiamare col proprio
nome le cose: non è amore tutto questo, ma semplicemente sensualità.
D.
– Fino a che punto la testimonianza è importante nella nostra società?
R.
– Io credo che, ormai, la testimonianza sia quello che ci resta. I primi cristiani,
con i loro costumi, cambiarono le leggi dello Stato. Oggi invece non possiamo pretendere
il contrario, cioè cambiare i costumi con le leggi dello Stato. Come cittadini, dobbiamo
fare in modo che le leggi siano giuste. Ma dobbiamo soprattutto dare esempi di famiglie
cristiane. Quindi l’azione pastorale della Chiesa, come già avviene, ma ancora di
più dovrebbe puntare ad aiutare le famiglie cristiane a esprimere davvero, nella società
di oggi, un modello alternativo.
D. – Ha parlato
della sua preoccupazione per il divorzio del cuore. Sembra molto importante andare
oltre le apparenze, non far finta che uno abbia una famiglia felice…
R.
– Sì, bisogna avere il coraggio – e credo che questo è compito anche della nostra
predicazione – di mettere in guardia che c’è un divorzio del cuore: avviene quando
si rimane uniti, marito e moglie, ma non ci si parla. Io ho conosciuto casi di persone
che non si parlavano più in casa. Quindi bisogna mettere in guardia non solo dal divorzio
giuridico, ma anche da questo divorzio silenzioso. Un fenomeno che in alcune società
– penso anche all’Italia – è molto più diffuso del divorzio giuridico.