Protestano per richiamare l’attenzione del governo e della società civile sulle condizioni
di estrema povertà degli abitanti di La Quiaca, nella provincia argentina di Jujuy.
In 400 fra gli abitanti del piccolo comune al confine con la Bolivia hanno scelto
la via dello sciopero della fame per ribellarsi allo stato di abbandono in cui sono
lasciati dalle autorità del Paese. Un gesto estremo dovuto all’aggravarsi della crisi
cronica che colpisce la regione, dove - hanno riferito alla Misna fonti della prelatura
di Humahuaca - “mancano case e scuole, non c’è lavoro, non c’è industria” e dove,
secondo cifre ufficiali, l’indice di povertà nel 2008 ha toccato il 30% a fronte del
17,8% registrato su scala nazionale. A loro fianco il parroco del piccolo centro e
portavoce delle popolazioni indigene, padre Jesus Olmedo, e il Premio Nobel per la
Pace Adolfo Pérez Esquivel. “Grazie agli sforzi profusi dalla Caritas e da padre Olmedo
- hanno aggiunto le stesse fonti - la popolazione è riuscita a superare altri momenti
difficili ma non basta, serve ascolto e azione da parte del governo”. Un’attenzione
che manca da tempo e che già lo scorso anno ha indotto alla protesta centinaia di
persone. “Sono qui per appoggiare qualsiasi iniziativa per la dignità di esseri umani
lasciati fuori dal sistema” ha detto il premio nobel Esquivel chiedendo al governo
della presidente Cristina Kirchner di prestare “orecchio alla voce dei poveri”. Per
padre Olmedo, “è tempo che tutti si rendano conto che qui a La Quiaca si soffre la
fame e i poveri sembrano essere stati dimenticati. Non siamo qui per fare folclore,
da anni ci battiamo contro l’indifferenza e il governo ci deve una risposta”. (C.D.L.)