Si apre domani a Parigi l’Anno internazionale dell’astronomia organizzato dall’Unesco
in occasione del 400.mo anniversario delle prime osservazioni eseguite da Galileo
Galilei con il cannocchiale. Obiettivo di questo evento culturale - che mira a coinvolgere
circa 140 Paesi - è incoraggiare una rinnovata consapevolezza del posto occupato dall’uomo
nell’universo e invitare tutti a sperimentare la meraviglia e lo stupore che nascono
dall’osservazione del cielo. Tra i promotori dell’iniziativa c’è l’Italia che l’ha
lanciata attraverso l’Unione Astronomica Internazionale. La Santa Sede vi partecipa
direttamente con la Specola Vaticana ma anche attraverso il Pontificio Consiglio della
Cultura che considera quest’anno un’occasione per approfondire il dialogo tra scienza
e fede proprio sotto il patrocinio ideale dello scienziato pisano, il cui processo
è considerato a torto il simbolo dell’oscurantismo ecclesiastico. Ascoltiamo la voce
di Benedetto XVI in questo servizio di Fabio Colagrande:
"Se
i cieli, secondo le belle parole del salmista, 'narrano la gloria di Dio' (Sal 19[18],2),
anche le leggi della natura, che nel corso dei secoli tanti uomini e donne di scienza
ci hanno fatto capire sempre meglio, sono un grande stimolo a contemplare con gratitudine
le opere del Signore". Così, il 21 dicembre scorso,
Benedetto XVI salutava tutti i partecipanti all’Anno dell’astronomia e chiariva quanto
la scienza che studia i corpi celesti avvicini alla fede. Pontefici come Silvestro
II, che la insegnò, Gregorio XIII, a cui dobbiamo il calendario e San Pio X, ne sono
stati cultori e il tempo liturgico è da sempre scandito dall’astronomia. Questi dodici
mesi saranno dunque un’opportunità veramente unica per rilanciare il confronto
tra ricerca scientifica e riflessione filosofica e teologica. E’ però necessario
che la scienza - spiega l’arcivescovo Ravasi, presidente del Dicastero vaticano della
Cultura - riconosca oggi alla teologia una propria dignità e autorevolezza. D’altra
parte - come affermava Giovanni Paolo II già nel 1992 - ‘è un dovere per i teologi
tenersi informati sulle acquisizioni scientifiche per esaminare, all’occorrenza, se
è il caso di operare delle revisioni nel loro insegnamento’. Come dire, il processo
di Galileo, il cui codice verrà ridato alle stampe entro l’anno in una nuova edizione
curata dall’Archivio Segreto Vaticano, non è passato invano. Ecco il commento di
mons. Melchor Sanchez de Toca y Alameda, sottosegretario del
Pontificio Consiglio della Cultura e direttore del Progetto STOQ:
"L’astronomia,
di tutte le scienze ha avuto sempre un legame particolare con la teologia; nel Medioevo
era la via regia, la via regale per la teologia. Forse perché costringe l’uomo a guardare
verso l’alto, mentre il microscopio costringe l’uomo a chinarsi su un tavolo: il telescopio
ci fa alzare lo sguardo, e questo è pieno di reminiscenze bibliche. ‘Alzate la testa,
perché la vostra liberazione è vicina’: guardare il cielo, guardare verso l’alto,
provare stupore, ammirazione nei confronti del creato. Kant diceva che due cose erano
per lui fonte di stupore: il cielo stellato sopra la sua testa e la legge naturale
nel suo cuore, nella coscienza. Guardare il cielo è un’esperienza che io raccomando
a tutti. Guardare la luna, la superficie della luna con un telescopio, o Giove o gli
anelli di Saturno è una cosa che lascia letteralmente con la bocca aperta. E recuperare
la capacità di stupirsi, di provare stupore e meraviglia davanti al creato, è già
un passo da gigante per l’accettazione di un Dio creatore. E’ un anno veramente propizio
per riallacciare un dialogo che non è stato mai interrotto - checché ne dicano tutte
le critiche, le opinioni correnti; da una parte a livello alto, un confronto sul caso
Galileo, che è un caso molto particolare, un caso unico, estremamente complesso: ci
vogliono veramente conoscenze molto solide di filosofia, teologia, storia, astronomia
che non è facile radunare. Poi anche, ad un altro livello, sulle questioni cosmologiche,
che toccano – in un certo senso – la fede; il mondo, il cosmo, così come lo conosciamo,
da dove viene, dove va? E poi, a livello popolare, perché non contribuire per esempio
dalle parrocchie, dagli oratori, a diffondere una cultura astrofila? Monasteri e chiese
sono stati luoghi di osservazione astronomica per secoli: perché non tornare a riscoprire
il cielo, dai campanili delle nostre chiese, delle nostre parrocchie?". Tra
gli avvenimenti organizzati direttamente dalla Specola, l'osservatorio
astronomico e centro di ricerca scientifica della Chiesa cattolica,
diretto dal padre gesuita José Gabriel Funes - la Mostra ‘Astrum 2009’, dedicata
al patrimonio storico astronomico italiano e vaticano e allestita in Vaticano con
l’Istituto Nazionale di Astrofisica e i Musei Vaticani da ottobre a gennaio 2010.
Insieme alla Pontificia Accademia delle Scienze la Specola organizza invece una Settimana
di Studi sull’Astrobiologia in programma dal 6 all’11 novembre. La Specola e il Pontificio
Consiglio della Cultura sono tra i promotori infine del Convegno internazionale di
rilettura storico-filosofica e teologica del “Caso Galilei”, in programma a maggio
2009 a Firenze e curato dell’Istituto Stensen dei Gesuiti.