Mons. Paglia: allargamento del dialogo tra ebrei e cattolici con Benedetto XVI
Il dialogo tra cattolici ed ebrei non solo non è interrotto ma prosegue e si allarga.
E’ quanto sottolinea mons. Vincenzo Paglia, presidente della Commissione della Conferenza
episcopale italiana per l’ecumenismo e il dialogo. Il vescovo di Terni risponde al
rabbino capo di Venezia Elia Enrico Richetti che, criticando la nuova formulazione
della preghiera per gli ebrei nella liturgia del Venerdì Santo secondo il Messale
di San Pio V riformato da Giovanni XXIII nel 1962 - che invoca il riconoscimento di
“Gesù Cristo Salvatore di tutti gli uomini” - ha affermato che la Chiesa sta cancellando
50 anni di dialogo con gli ebrei. Ascoltiamo mons. Vincenzo Paglia al microfono
di Sergio Centofanti:
R. –
Io credo che, nella sostanza, il chiarimento sulla preghiera per gli ebrei sia stato
fatto. C’è la lettera del cardinale Bertone, l’articolo del cardinale Kasper. La lettera
che il cardinale Bertone ha inviato al Rabbinato di Israele ha chiarito le eventuali
incomprensioni che erano nate e mi pare che in Italia ci sia stato un piccolo problema
che anch’esso, debbo dire, è ormai risolto. Nella sostanza, ho parlato io stesso sia
con il rabbino Laras sia con il rabbino capo di Roma Di Segni, dicendo che questo
piccolo incidente è un’occasione per approfondire e per rilanciare, semmai con maggiore
intelligenza e audacia, quel dialogo che da 50 anni ormai ha conosciuto uno straordinario
progresso che senza alcun dubbio è irreversibile. Credo che tutti dobbiamo essere
saggi, evitando semplificazioni sciocche che poi alla fine nuocciono agli uni e agli
altri. Mi permetto di sottolineare un altro punto. Non solo gli eventi drammatici
di questi giorni nella Terra Santa, ma anche quei focolai di antisemitismo che qua
e là ogni tanto riappaiono, spingono ebrei e cristiani a stringere, a serrare le fila,
se così posso dire, e comunque a non allentare affatto le fila del dialogo. Io debbo
confessare che nei giorni scorsi, nelle telefonate e nelle relazioni avute, noto tutt’altro
che un dissidio: semmai, una nostalgia dell’incontro e di un rapporto ancor più stretto. D.
– Benedetto XVI, fin dall’inizio del suo pontificato, ha affermato di voler proseguire
"con grande vigore" il cammino verso il miglioramento dei rapporti e dell’amicizia
con il popolo ebraico, sottolineando anche con forza la radice ebraica del cristianesimo
e ha ripetuto, con Giovanni Paolo II, che "chi incontra Gesù Cristo incontra l’ebraismo"
… R. – Non c’è dubbio. Io direi che non possiamo fare a meno
gli uni degli altri perché la radice da cui veniamo è comune e, anzi, vorrei dire
che proprio su ispirazione di Papa Benedetto, nell’incontro che ebbe nella Sinagoga
a Colonia, il dialogo si è esteso – per lo meno qui in Italia – ad una riflessione
comune sui Dieci Comandamenti, sulle Dieci Parole, e che noi contiamo l’anno prossimo
di riprendere assieme. Quindi, non solo il dialogo non è rimasto fermo: semmai, si
è allargato, anche sul piano della riflessione teologico-morale. Questo mi pare importante
sottolinearlo. In questo senso, non c’è non solo nessun ritorno indietro, ma nessun
blocco: semmai, un allargamento dell’incontro. D. – Il Papa
ha detto che il dialogo, per essere sincero, non deve passare sotto silenzio le differenze
e che anche in ciò che ci distingue dobbiamo amarci e rispettarci … R.
– Esatto. Io ricordo ancora che una volta mi trovavo a parlare con il rabbino Toaff,
proprio il giorno stesso in cui uscì la “Dominus Iesus”. Il rabbino Toaff mi diceva:
“Caro don Vincenzo: se tu non credessi che Gesù è Figlio di Dio, non saresti cattolico,
non saresti cristiano. Egualmente, io come ebreo, non posso rinunciare alla mia fede"
... a dire che il credo di ciascuno di noi non può essere messo in dubbio o attutito
per iniziare un dialogo. Semmai, è esattamente vero il contrario: un dialogo richiede
anche la conoscenza delle differenze! "Ma questo non vuol dire – aggiungeva Toaff
in quel colloquio avuto – che per il fatto di essere differenti ci dobbiamo scontrare!".
E’ un motivo per aiutarci alla comprensione, al rapporto, all’incontro e laddove possiamo
affermare cose congiunte, siamo esortati a farlo!