Immigrazione: no dei vescovi italiani a tasse per il permesso di soggiorno
Il fenomeno delle migrazioni, imponente per numeri e complessità e i suoi risvolti
attuali, al centro della presentazione oggi, presso la nostra emittente, della prossima
Giornata mondiale delle Migrazioni che si celebra domenica 18 gennaio. Cadendo nel
cuore dell’Anno paolino, la giornata ha come tema una frase della lettera dell’Apostolo
agli Efesini: “Non più stranieri né ospiti, ma della famiglia di Dio”, a sottolineare
una nuova chiave di lettura non solo sociologica e economica del fenomeno migratorio.
A spiegare il senso della ricorrenza e del tema sono stati in conferenza stampa oggi
mons. Lino Bortolo Belotti, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni
– Cemi, e mons. Piergiorgio Saviola, direttore generale della Fondazione “Migrantes”.
Il servizio è di Gabriella Ceraso:
Sorta
quasi un secolo fa a livello nazionale, quando l’emigrazione in Italia aveva raggiunto
aspetti quasi esplosivi, la Giornata delle Migrazioni ha da alcuni anni carattere
mondiale cui la Chiesa dà enorme valore perché rispecchia – ha sottolineato mons.
Belotti, presidente del Cemi – un fenomeno imponente per l’importanza dei numeri e
la serietà del problema che abbraccia. Oggi i migranti sono più di 200 milioni ma
il fenomeno è ben più ampio di ciò che sembra. Mons. Belotti:
“Immigrare,
troppo spesso è separazione forzata e lacerante di interi gruppi familiari. Non è
dunque esagerato stimare che il mondo delle migrazioni coinvolge oltre mezzo miliardo
di esseri umani”.
Per tutto il vasto movimento, cui appartengono anche
circensi, rom, naviganti italiani all’estero, per tutti loro quest’anno per la prima
volta la Giornata ha scelto una figura di riferimento cui si ispira anche il tema:
Paolo di Tarso, conosciuto come Apostolo delle genti e senza forzatura presentabile,
sottolinea mons. Saviola, come apostolo dei migranti o migrante lui stesso. E’ sua
la frase del tema della Giornata, riferita soprattutto ai migranti italiani:
“Purtroppo
non manca anche fra chi si professa cristiano chi li guarda come gente importuna e
fastidiosa che desta allarme e costituisce pericolo, gente da cui stare lontano, che
anzi deve tornare a casa propria”.
Mons. Saviola
sottolinea che le ultime leggi sulle emigrazioni tradiscono uno scivolamento verso
posizioni ispirate all’indesiderabilità:
“Non si vogliono chiudere gli
occhi su quanto di scabroso comporta l’attuale e convulso fenomeno migratorio, tanto
meno su comportamenti incivili o criminosi, ma è aberrante mettere solo questo in
primo piano, e metterlo tanto a fuoco da alimentare i giudizi e pregiudizi, che sono
in stridente contrasto con il Vangelo. Sono, anzi, in contrasto con il più sano sentire
civile aperto ai valori della convivenza pacifica, della comprensione, della condivisione
e della solidarietà verso chi è nel bisogno”.
E’ la condizione di precarietà
che riguarda tutti i cristiani in quanto in cammino verso il Regno di Dio, spiega
mons. Antonio Pitta docente alla Pontificia università lateranense,all’origine di
una nuova modalità di relazione sociale che deve ispirare anche il presente . Per
questo motivo, di fronte a proposte politiche di contributi per il permesso di soggiorno
o di obbligo di denuncia per gli irregolari che chiedono assistenza sanitaria, la
posizione ribadita dalla Cei è un netto no. Si tratta di inaccettabili balzelli e
preclusioni che di fatto ostacolano diritti fondamentali, in nome anche dell’articolo
32 della Costituzione italiana , che parla della tutela della collettività.