2009-01-14 15:57:06

Critiche dell’episcopato belga alla legge sull’uso degli embrioni nella ricerca scientifica


Una normativa agghiacciante. E’ quanto hanno scritto i vescovi del Belgio, in una nota riportata dall’Osservatore Romano, dopo la firma del re Alberto II alla legge che parla di embrioni e feti come di “materiale corporeo umano” utilizzabile per applicazioni mediche o ricerca scientifica. Con questa legge, sottolineano i presuli, il legislatore ha fissato la frontiera tra embrione e feto a otto settimane dal concepimento mentre il limite precedente era di 14 giorni. L’episcopato belga accusa in particolare l'articolo 2 comma 1 che ammette l'ottenimento e l'utilizzazione a fini medici e scientifici di “tutto il materiale biologico umano, compresi tessuti, cellule, gameti, embrioni, feti, così come le sostanze che ne vengono estratte, qualunque sia il grado di trasformazione”. Per i vescovi, quanto deciso costituisce “una regressione nel progetto di civiltà umanistica” e “il progresso delle tecnologie – sottolineano nella nota – ha il dovere di inchinarsi davanti alla dignità dell’uomo”. Nel comunicato, infine, traspare l'amarezza per il comportamento del re Alberto II che non ha rifiutato la sua firma alla nuova legge, approvata dal Parlamento nello scorso dicembre, e si ricorda l'atteggiamento di suo fratello, re Baldovino, che preferì abdicare per due giorni nel 1989 piuttosto che firmare la legge sull'aborto.(B.C.)







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