2009-01-13 14:38:18

In Orissa il governo chiude i campi profughi dove sono stati accolti i cristiani vittime di violenze


In India non sembra avere fine il dramma dei cristiani in Orissa: il governo sta chiudendo tutti i campi profughi dove sono stati accolti molti cristiani in fuga dalle violenze perpetrate da estremisti indù. Nella zona di Kandhamal in particolare, gruppi di fondamentalisti hanno ucciso centinaia di persone, bruciato chiese e case, distrutto coltivazioni. Degli oltre 50 mila sfuggiti ai massacri, circa 20 mila hanno trovato rifugio in campi approntati dal governo. “Ma adesso questi campi – riferisce ad AsiaNews padre Nithiya, segretario esecutivo di Giustizia e pace – vengono chiusi e la gente viene mandata via con un piccolo compenso di circa 153 euro”. “I cristiani di Kandhamal – aggiunge il sacerdote - vivono ormai nella paura e non trovano riparo da nessuna parte. Non possono vivere con dignità: la somma data loro non è sufficiente nemmeno a comprare il cibo; i loro campi sono stati bruciati; le loro case sono ormai distrutte”. Sul terreno, la situazione resta drammatica: “Due giorni fa – racconta una fonte da Raikia, dove sono avvenuti diversi massacri – nel villaggio di Mokobili, i gruppi estremisti indù hanno rintracciato i cristiani ritornati dai campi profughi, li hanno svegliati nella notte e li hanno minacciati”. Frate Oscar Tete, superiore dei Missionari della carità, il ramo maschile dell’ordine fondato da Madre Teresa, riferisce poi che anche per loro “non vi è futuro certo”. Le loro case e il lebbrosario a Srasananda (Kandhamal) sono stati distrutti due volte: nel dicembre 2007 e nell’agosto 2008. Ogni settimana vanno a visitare i cristiani e i lebbrosi a Srasananda perché la loro presenza “è un conforto per la nostra gente”. La situazione è ancora più dolorosa per tanti fedeli: “questi – spiega frate Oscar Tete - sono lavoratori a giornata e nessuno offre loro lavoro. Anche se qualcuno ha dei soldi, i negozianti si rifiutano di vedere qualunque roba ai cristiani, perfino il cibo”. (A.L.)







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