Venezuela: aperti i lavori della plenaria dei vescovi
Con la relazione dell’arcivescovo di Maracaibo, mons. Ubaldo Ramón Santana Sequera,
presidente della Conferenza episcopale del Venezuela, si sono aperti a Caracas i lavori
dell’assemblea plenaria. Durante la riunione sono previste importanti elezioni, la
valutazione dell’andamento della Missione continentale e l’apertura della fase preparatoria
della visita “ad Limina Apostolorum” prevista per la metà del 2009. “Una democrazia
si costruisce con rispetto, lontani dall’odio e dai rancori”. “Le autorità hanno l’obbligo
di creare le condizioni perché questa nostra patria viva in pace”: è questa una delle
riflessioni principali dell’arcivescovo di Maracaibo che nella sua introduzione ai
lavori dei vescovi si è soffermato a lungo sul “problema che più tormenta i venezuelani”.
Il presule ha espresso preoccupazione per il clima d’insicurezza, frutto di bande
di delinquenti armati e organizzati “che si sono impadroniti degli spazi pubblici
togliendo la vita” a molte persone e “seminando il terrore tra i cittadini della città
e della campagna”. “La democrazia – ha spiegato - non esiste se non viene garantito
il sacro diritto alla vita e alla proprietà, alla libertà di poter transitare serenamente
lungo il territorio nazionale”. Nel frattempo, secondo le osservazioni di mons. Santana,
nelle zone di confine, narcotrafficanti, sequestratori, sicari e bande armate “si
muovono con ampia libertà senza che nessuno metta fine a tali comportamenti”. Che
la sicurezza sia un grave problema del Venezuela, al punto che molti esperti ritengono
che sia oggi una delle nazioni più pericolose, è una realtà denunciata nei rapporti
di numerose organizzazioni internazionali per i diritti umani. In alcuni di questi
documenti si elencano i diritti più colpiti da quest’emergenza, tra cui quello alla
vita, all’integrità personale, alla libertà di espressione e alla giustizia. Evocando
questa non facile realtà, il presidente dell’episcopato venezuelano ha aggiunto: “Ci
impensierisce l’eccessiva preoccupazione dei governanti e dei leader politici in generale
per vedere assicurate quote di potere, trascurando così lo loro prima funzione di
governare e risolvere i problemi concreti” della nazione. Tra questi: la pessima qualità
dell’educazione, la violenza che regna sulle strade, i problemi nei rifornimenti di
alimenti, la carenza di alloggi, e infine la disorganizzazione degli ospedali. Mons.
Ubaldo Santana ha rilevato anche alcuni aspetti positivi ed incoraggianti della situazione
nazionale, in particolare le periodiche consultazioni elettorali che hanno permesso
una maggiore partecipazione dei cittadini nel prendere decisioni sul futuro del Paese.
Allo stesso tempo si è “rinforzata la vocazione democratica”. Il presule ha inoltre
ricordato che i settori popolari hanno avuto un accesso più diretto ai benefici degli
introiti del petrolio tramite le “missioni”, cioè politiche sociali ridistributive
che hanno favorito l’inclusione sociale e accresciuto il potere d’acquisto dei venezuelani.
“Durante il periodo dell’abbondanza però non si sono prese in profondità le misure
adeguate per prepararsi al periodo delle restrizioni”, ha aggiunto l’arcivescovo di
Maracaibo. Mons. Ubaldo Santana ha concluso la propria relazione con un riferimento
alla situazione in Terra Santa, senza rilasciare alcun commento sulla recente espulsione,
da parte del governo di Caracas, dell’ambasciatore d’Israele dopo lo scoppio della
guerra a Gaza. “Occorre fermare questa mattanza e gli organismi internazionali si
devono muovere in questo senso. Mi auguro che non si arrivi ad una rottura (con Israele),
poiché qui in Venezuela convivono uomini e donne di molte provenienze, nazioni e religioni.
È nostro dovere badare alla solidarietà internazionale e alla pace tra i venezuelani”.
(L.B.)