L'Ue tratta con Russia e Ucraina per sbloccare la crisi del gas
Dopo il blocco da parte della Russia della fornitura di gas all’Ucraina, che ha colpito
anche i Paesi europei, iniziano le trattative per risolvere il braccio di ferro sul
prezzo del combustibile tra Mosca e Kiev. Nella notte, si sono incontrati il presidente
di Gazprom, Miller, e il presidente di Naftogaz Ucraina. Oggi Miller incontra a Bruxelles
il commissario Ue all’energia, Piebalgs, e domani si riunirà il “Gruppo europeo di
coordinamento sul gas”, formato da 27 esperti dei Paesi dell’Unione europea, per decidere
quali misure prendere per far fronte al blocco nelle forniture di gas che sta colpendo
l’Europa centrale, ma anche la Serbia e altre Repubbliche dell’ex Jugoslavia. L’Unione
europea fa sapere di essere pronta ad inviare subito osservatori in Russia e Ucraina.
L’Italia, colpita dalla sospensione di fornitura rassicura di avere scorte sufficienti
almeno fino al 26 gennaio. Ma quali sono le motivazioni che ci sono dietro la guerra
del gas tra Russia e Ucraina? Federico Piana lo ha chiesto ad Edgardo Curcio, presidente
dell’Associazione italiana economisti dell’energia:
R. - La
Russia non vede di buon occhio la nuova presidenza ucraina, rappresentata da Viktor
Juščenko, che il Cremlino vuole sconfiggere per la volontà del presidente ucraino
di far entrare l’Ucraina nella Nato, nell’Unione Europea, e quindi in orbita filoccidentale.
D.
- Non c’è la voglia di colpire anche l’Occidente - in questo caso anche l’Europa -
da parte di Mosca?
R. - Qualcuno ha visto anche questa possibilità. Personalmente,
non credo ci sia una voglia di far valere la propria preminenza energetica e politica.
C’è una lotta anche di gasdotti, in questo momento: in progettazione ci sono grandi
cifre di investimento che sono state messe sul tavolo, che vanno pesate proprio per
vedere dove andrà a finire la costruzione di nuovi gasdotti dei quali l’Europa ha
bisogno.
D. - Molti parlano, in queste ore, di tornare al nucleare: è possibile,
secondo lei?
R. - Sì, con molta criticità, saggezza, e tenendo presente tutti
i problemi che abbiamo di fronte. Altrimenti, ci troveremo - forse nel 2020 - di fronte
a un’altra crisi del petrolio, del gas, che forse non mancherà perché c’è la guerra,
ma forse perché ci saranno delle difficoltà di esaurimento di riserve nelle aree più
importanti. Dunque, apertura al nucleare con grande giudizio, considerando i problemi
che ci sono per quanto riguarda le scorie, per quanto riguarda i siti, per quanto
riguarda le tecnologie. Ma il contributo che il nucleare potrà dare al nostro Paese
- a partire dal 2020 in poi - sarà pur sempre modesto rispetto a quella che è la domanda
di energia del Paese.
D. - Questa crisi tra Russia e Ucraina finirà oppure
no?
R. - Mi auguro che adesso si trovi un accordo tra le parti. Intendiamoci,
l’Europa è molto interessata ad aiutare l’Ucraina anche sul piano economico, finanziario:
le ha fatto un prestito, probabilmente cercherà di aiutarla a pagare questo debito.
Certo, la dipendenza da pochi fornitori mostra sempre che quello della sicurezza è
uno dei problemi centrali - l’approvvigionamento energetico – di un Paese come il
nostro, che non ha risorse e che dipende essenzialmente, per l’85%, da forniture esterne.